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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

lunedì 28 marzo 2011

MEMENTO Il governo delle emergenze

Lampedusa ombelico del Mediterraneo, centro ideale del mare nostrum, dove si incontrano e si scontrano le tensioni socio-politiche della sponda sud con l'incapacità decisionale, l'inadeguatezza e l'ipocrisia dei governi della sponda nord, che camuffano per missione "umanitaria" i bombardamenti contro Gheddafi, salvo poi non saper o non voler farsi carico del problema umanitario che anche la loro missione "umanitaria" contribuisce a creare.
Se l'Italia mette a disposizione le basi aeree per bombardare il regime di Gheddafi, che per una modica cifra si era impegnato a combattere l'immigrazione clandestina verso lo stivale, è chiaro che poi il governo dovrebbe prevedere e accettare le conseguenze del venir meno di quel muro, di quel baluardo su cui fino a poco prima faceva affidamento per contrastare i flussi migratori clandestini. E' semplice.
Nei primi tre mesi del 2011, a causa dello scoppio simultaneo delle rivolte maghrebine, sono transitati a Lampedusa 20 mila migranti, che sono tanti, molti di più del solito (in tutto il 2010 a Lampedusa erano sbarcati in poco più di 4000); ma gli allarmismi del governo e della Lega non sono comunque giustificabili: un paese come l'Italia ha i mezzi e le strutture e deve avere la capacità per affrontare un'emergenza migratoria tutto sommato relativa. 20.000 sono gli spettatori di un concerto in un palazzetto dello sport di provincia, o i posti a sedere del terzo anello dello Stadio di San Siro.
In questo momento i migranti - in maggior parte tunisini ma anche eritrei e somali scappati dai famigerati centri di detenzione libici- "ospitati" a Lampedusa sono quasi 7 mila, a fronte dei 5000 lampedusani, inviperiti con lo stato centrale reo di aver abbandonato l'isola a se stessa. Soltanto in queste ore, con molto ritardo, e quando ormai sono state smascherate sia la disorganizzazione dello Stato centrale sia la mancanza di solidarietà infra-regionale ( alla faccia dell'Unità d'Italia e del federalismo), si sta lavorando a una soluzione che possa riportare Lampedusa alla normalità, col trasferimento del grosso dei migranti sbarcati in questi giorni in tendopoli e in altre strutture pubbliche dismesse in altre regioni italiane, specie del centro-sud (auguriamoci solo che si tratti di posti meno degradati del centro di accoglienza di Lampedusa, o meno "colabrodo" di quanto si stiano rivelando il c.d "villaggio della solidarietà" di Mineo ed il campo base di Manduria). Il tutto in attesa e nella speranza che la missione a Tunisi di Maroni e Frattini possa fruttare qualche risultato concreto nel bloccare le partenze dei barconi di clandestini e possa così ricomporre una situazione che obiettivamente il governo non sembra in grado di poter gestire nel breve periodo, figuriamoci nel lungo.
Rimarrà comunque vivo il sospetto che la negligenza e l'incapacità con cui sin dall'inizio si è non-gestita l'emergenza sbarchi a Lampedusa non sia stata del tutto involontaria, quasi fosse stato un menefreghismo finalizzato ad aizzare gli animi di chi si fronteggia in una "guerra fra periferici" per ricordare agli italiani e al mondo chi è che comanda in questo paese, ovvero quella parte politica che vive e racimola consensi esclusivamente grazie alle paure che ingenera nella popolazione.

Nel contempo va detto che l'ingigantimento della questione degli sbarchi copre il vuoto (o la vergogna) relativo alla performance del governo italiano in campo diplomatico. La videoconferenza a 4 di stasera tra Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania sancisce, se ancora ce n'era bisogno (e nonostante le varie scuse accampate da Frattini, che stasera ha parlato di una mera riunione tra 4 membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in cui non si deciderà nulla e utile solo a ri-coinvolgere la Germania), la scarsa considerazione di cui attualmente l'Italia gode, perlomeno nel frangente della crisi libica, che ha malgestito fin dall'inizio, non mostrando mai - neanche ora - una posizione chiara, netta e univoca.
Così, nonostante tutti i retaggi storici e tutti i legami economici e commerciali che caratterizzano i rapporti Italia-Libia, nonostante la nostra posizione geografica e la facilità con cui abbiamo messo le nostre basi a disposizione dell'attivismo altrui, nonostante la tanto esibita amicizia personale tra Rais e Cavaliere, siamo riusciti ad auto-estrometterci dalla cabina di comando che decide sulla missione Odyssey Dawn e e che nel bene o nel male finirà per decidere il destino di un paese di cui siamo primo partner economico e che è vitale per i nostri approvvigionamenti energetici.
Ergo abbiamo assistito ad una gestione della crisi libica pessima sotto tutti i punti di vista: stiamo perdendo parte della nostra sfera d'influenza senza una parvenza di reazione credibile, il prestigio internazionale dell'Italia è ai minimi storici e la cosa ci viene ricordata ogni giorno dalle iniziative degli altri "grandi", una prevedibile ondata migratoria dalle dimensioni tutt'altro che apocalittiche non riesce ad essere gestita come si deve dal governo centrale e sta creando comprensibili problemi e paure ai lampedusani oltreché scompiglio tra vari enti locali.

E pensare che fino a non molto tempo fa, almeno stando ai berluscones, il principale successo di questo esecutivo nella prima parte della legislatura era stata proprio l'abilità e l'efficienza nella gestione delle tante emergenze che il governo Berlusconi quater si era trovato a fronteggiare sin dal suo insediamento: il "governo delle emergenze" lo chiamavano, tanto che nel libretto della campagna di autunno 2010 alle emergenze risolte era dedicato un intero capitolo.







Eccole le emergenze risolte.
Una casa per tutti a tempo di record. Gli arresti e le indagini sulle varie cricche, i tanti sfollati abruzzesi ancora senza casa e le tante macerie presenti ancora nel centro storico de L'Aquila parlano da soli. Comunque sia, a poco più di una settimana dal secondo anniversario del terremoto, che la ricostruzione a L'Aquila e dintorni sia tuttora una chimera lo si deduce già soltanto dai malumori e dallo sdegno per il caso della figurante che durante la trasmissione di Rete4 Forum ha dipinto un capoluogo abruzzese perfettamente ricostruito esaltando l'operato del governo. Chiaramente recitava un copione, peraltro dietro modesto compenso.
Rifiuti in campania problema risolto. In questi giorni a Napoli i rifiuti ammassati nelle strade ammontano a circa mille tonnellate, un'ennesima e non certo ultima recrudescenza della decennale "emergenza" napoletana, tuttora più viva che mai poichè non è stato ancora affrontato e risolto il punto nodale di tutta la questione, ovvero la carenza (leggasi: totale assenza) di infrastrutture necessarie allo smaltimento dei rifiuti differenziati (centri di compostaggio, stir, termovalorizzatori....); evidentemente ancora manca una reale volontà ad andare contro ai troppi interessi loschi che girano attorno agli invasi nei quali nascondere tonnellate di rifiuti indifferenziati come fosse polvere da nascondere sotto ad un tappeto.
Vola la nuova Alitalia. La piccola Alitalia voluta da Berlusconi, seppure nell'ultimo bienno avesse migliorato le sue performances e i suoi bilanci (in rosso di 326 milioni nel 2009, e di "solo" 168 nel 2010), proprio perché piccola e sempre in bilico potrebbe molto soffrire le attuali turbolenze internazionali che fiaccano e fiaccheranno gli spostamenti verso Giappone, Maghreb e Medio Oriente e che, almeno fino ad ora, hanno avuto pesanti ripercussioni sul prezzo del petrolio. Un eventuale andamento negativo nel 2011 propizierebbe ancor di più quella acquisizione da parte del socio forte Air France che tutti dal 2008 sanno sarebbe comunque avvenuta alla scadenza degli accordi di lock up nel 2013, quando gli attuali azionisti di Alitalia potranno cedere le loro quote.
Città più sicure. Seppure non sempre affidabili (quanti reati non vengono denunciati?) i dati dicono che in Italia i crimini sono in continuo calo dal 1991. Tuttavia è in aumento la percezione d'insicurezza, grazie a politici di destra e di sinistra che soffiano sul fuoco non appena se ne presenti l'occasione e grazie a tg e talk show Rai e Mediaset che sguazzano nella cronaca nera per distrarre l'opinione pubblica, come è stato scientificamente provato. Nel frattempo non accennano a placarsi le proteste delle forze dell'ordine per i cospicui tagli inferti da Tremonti anche al comparto sicurezza.
Fermare l'immigrazione clandestina. Che la politica dei respingimenti dei barconi pieni di migranti che si avvicinano alle coste italiane sia la soluzione al problema dell'immigrazione clandestina nel nostro paese è una buffonata bella e buona, già soltanto per il fatto che quelli che arrivano sulle carrette del mare, oltre ad essere probabilmente i più disgraziati e i più aventi diritto ad uno status di rifugiato, sono solo una piccola parte dei clandestini che entrano nel nostro paese (secondo l'Onu circa il 10%); la maggior parte di essi entra nel nostro paese via terra o con l'aereo ed il visto turistico. Che i barconi che puntano le coste del sud Italia siano una parte minima del problema immigrazione clandestina, e che essi vengano usati come capro espiatorio dal governo italiano che non sa come altrimenti affrontare la questione davanti all'elettorato, sono fatti che i diplomatici americani conoscono benissimo, stando a quanto racconta Wikileaks.
Mai così tanti successi contro le mafie. E' vero: brave forze dell'ordine e brava magistratura. Per il resto i dati più preoccupanti riguardano da una parte le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni e nel tessuto sociale del Nord Italia, dove la politica locale (quasi sempre targata Pdl e Lega) o è connivente, o sembra poco interessata a contrastare questo fenomeno, o nega direttamente l'evidenza, tradendo una certa omertà non propriamente padana, dall'altra le infiltrazioni mafiose nel governo, che, orfano di Cosentino, da pochi giorni può fare affidamento su un Ministro nuovo di zecca anche lui indagato per fatti di mafia, più precisamente per concorso in associazione mafiosa e per corruzione con l’aggravante del metodo mafioso.
Far funzionare la giustizia. Beh, di sicuro la giustizia può ancora funzionare abbastanza da far tornare Berlusconi al Palazzo di giustizia di Milano dopo ben 8 anni di ingiustificata assenza. Tuttavia i cittadini italiani dopo tanti, troppi, annunci ora si aspettano una riforma della giustizia che renda più efficace, giusta e rapida (in una parola "civile") la giustizia civile, le cui inefficienze tanto gravano sui privati, sulle imprese (specie sulle piccole), e sul flusso di investimenti esteri verso il nostro paese. Tuttavia l'ordine delle priorità dice che prima dovrà consumarsi fino in fondo lo scontro tra Berlusconi e i pm di Milano, per cui è stata approntata una riforma della giustizia alquanto ad personam e molto poco centrata sulle reali urgenze dei cittadini.
Infine, nel compendio dell'operato del governo di mezza legislatura un capitolo a parte era dedicato all'emergenza della crisi economica, affrontata evidentemente un po' come tutte le altre, visto che, dati alla mano lavoriamo sempre meno (specie se giovani e arruolabili), guadagniamo sempre meno, consumiamo sempre meno, risparmiamo sempre meno, paghiamo sempre più tasse, ci indebitiamo sempre di più e cresciamo meno di tutti gli altri.


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