Con un surreale comunicato stampa il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha annunciato l'istituzione da parte del Consiglio dei Ministri della "Giornata nazionale degli Stati vegetativi", che si terrà ogni anno il 9 febbraio, perché, come ci spiega la Roccella, il 9 febbraio cade "l’anniversario della morte di Eluana Englaro, una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura. Con questa giornata il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione".
Lascio al lettore il giudizio sull'iniziativa, il cui stampo però già si evince dalla terminologia usata dal sottosegretario, non proprio universalmente condivisibile.
Ciò che è decisamente opinabile è l'opportunità della scelta del governo di far cadere questa giornata proprio nella ricorrenza della morte di Eluana, scelta contestata anche da alcuni ambienti cattolici, e che chissà se incontra il favore della famiglia Englaro.
In effetti a qualcuno la cosa potrebbe sembrare soltanto un meschino tentativo di mistificazione della realtà, teso a seppellire una seconda volta Eluana e a condannare definitivamente il padre Beppino, e perpetrato attraverso l'impropria contrapposizione tra la dolorosa vicenda degli Englaro e le altrettanto dolorose vicende di migliaia di famiglie che affrontano i loro drammi ognuna con la propria sensibilità.
D'altronde è un po' come se il 20 dicembre, data della morte di Piergiorgio Welby, si festeggiasse la giornata dell'umanità, della misericordia cristiana e dell'integrità morale che animano ogni santo giorno l'operato della Chiesa Cattolica (che, tanto per ricordarlo, per mano del Vicariato di Roma e in ossequio al diritto canonico negò a Welby le esequie ecclesiastiche, che però negli anni sono state concesse, anche in forma solenne, a gente del calibro di Augusto Pinochet, Francisco Franco, Enrico De Pedis e padre Murphy, i quali evidentemente non hanno mai infranto il suddetto diritto, posto effettivamente a protezione e garanzia di dogmi, non certo di uomini).
P.s In questi giorni ha cominciato a ricircolare per la rete un vecchio videoclip di un paio di anni fa che vede una schiera bipartisan di politici cimentarsi nell'esecuzione di una canzone pro-vita. Il risultato effettivamente è un profondo contributo al complicato dibattito sul fine vita, nel senso che sembra essere, questo sì, un invito a pratiche eutanasiche (non ci fanno mancare proprio niente). Eccolo:
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