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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

lunedì 15 novembre 2010

MEMENTO Scandali rifiuti: da Milano a Palermo ce n'è per tutti i gusti


Al di là delle farneticazioni e delle menzogne del Premier e dell'ex capo della Protezione civile, nella provincia di Napoli nulla è stato risolto: nel capoluogo campano anzi i rifiuti invadono sempre più strade e marciapiedi (vedi foto di oggi), e ogni ora che passa si accumulano 50 nuove tonnellate di spazzatura. A Terzigno si rivedono episodi di tensione e violenza, a Nola le mamme vulcaniche irrompono in procura e pretendono la chiusura della discarica ex cava Sari. Le istituzioni ai vari livelli continuano a litigare sul da farsi, soprattutto comuni contro provincia.
Eh già.. purtroppo era abbastanza evidente che il metodo Berlusconi-Bertolaso - ovvero trovare altri buchi dove seppellire la spazzatura e affidarsi ad un inceneritore che doveva risolvere tutti i problemi ma che invece si è rivelato una bella ciofeca di Impregilo che tuttora lavora a scartamento ridotto - non avrebbe mai risolto alcunché, ma al massimo avrebbe solo temporaneamente congelato la questione a puri fini elettorali (c'erano le politiche e le amministrative). Ma le responsabilità vanni ripartite equamente, e se Napoli affonda nei suoi rifiuti, mezza provincia è avvelenata da discariche abusive, e la malavita organizzata lucra sul business della monnezza, la colpa non può che essere anche dei i vari amministratori che nel tempo si sono dovuti occupare del ciclo di rifiuti nel napoletano. Nessuno è esente da colpe, da Bassolino fino a "a'Purpetta", ovvero l'attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro(Pdl), noto alle cronache giudiziarie per il suo passato e per alcune sue frequentazioni alquanto imbarazzanti, e che, seppure membro del paritito che ha deciso la provincializzazione del ciclo dei rifiuti, dopo mesi di imbarazzante immobilismo su questo fronte, ora chiede aiuto proprio alle altre province campane affinché accolgano nelle loro discariche quote di rifiuti partenopei. Insomma nel napoletano ancora non si sa dove poter sversare i rifiuti, e ad alleggerire la tensione non basta certo il miraggio di un nuovo inceneritore a Napoli Est (che chissà quando entrerà in funzione, se come sembra nella migliore delle ipotesi si comincerà a costruire tra 6 mesi).
In realtà è chiaro che l'emergenza che dura almeno da una decina d'anni non cesserà finché non si smetterà di ragionare solamente in termini di sversamenti e discariche, e cittadini e amministrazioni non avranno fatto i necessari sforzi per arrivare ad una minor produzione di rifiuti e ad una decente quota di raccolta differenziata, in modo da destinare significative quote di rifiuti al riciclo e alla produzione di energia, diminuendo altrettando significativamente l'incenerimento generalizzato e lo stoccaggio in discariche.

Ma Napoli non è certo l'unica realtà italiana alle prese con fastidiose grane legate ai rifiuti, la grande spada di Damocle - ma anche il grande business - che pende sulla testa degli esseri umani (soprattutto italiani) del XXI secolo.

Per esempio le cose non vanno bene neanche in Sicilia, dove l'emergenza, tra malgoverno locale e infiltrazioni mafiose nella gestione del ciclo dei rifuti, è conclamata da tempo, seppur non se ne senta mai parlare. Il governatore Raffaele Lombardo è alle prese con la messa a punto di un ambizioso piano rifiuti che però contempla solo discariche (15 nuove da aprire oltre alle 14 già esistenti nell'isola), aprendo così la strada ad un nuovo grande business per i gestori privati, ma non certo ad una soluzione lungimirante per la monnezza siciliana. Intanto la situazione è grave soprattutto a Palermo, dove da mesi montagne di rifiuti schifano i turisti ed esasperano i cittadini, e dove il sindaco Diego Cammarata (pdl) è addidato da più parti come il colpevole della dissennata amministrazione della municipalizzata Amia, gravata ora da debiti per 180 milioni di euro (vedi reportage), e ritenuta principale responsabile della pessima gestione della raccolta rifiuti nel capoluogo siciliano. Ma insomma al Comune la cosa non deve essere vissuta tanto come un'emergenza, anche perché sennò non si spiegherebbe come mai il sempre sorridente sindaco, a metà giugno, nel momento peggiore dell'emergenza (fino ad oggi..), quando le immagini delle strade di Palermo non avevano nulla da invidiare a quelle di Napoli, sia volato in Sudafrica per godersi alcune partite dei mondiali di calcio (ne ha parlato anche il francese LeMonde). Probabilmente avrà avuto la coscienza pulita, nettamente in contrasto con le strade della città che amministra; poi fa niente se a Palermo la quota di raccolta differenziata è praticamente inesistente (4%), se non è mai stato predisposto un serio piano di gestione del ciclo dei rifiuti, se si è intervenuto soltanto aumentando la Tarsu, la tassa sui rifiuti, per finanziare l'Amia, che a sua volta non ha che sperperato denaro, arrivando questa estate ad essere commissariata e essere dichiarata insolvente. Il buco di 180 milioni si spiega anche con l'assunzione senza concorso pubblico di 300 dipendenti, con contratti d'oro per i fornitori, con missioni a Dubai per esportare nel mondo il modello-Palermo nella raccolta differenziata (non è uno scherzo). Ebbene è stato il sindaco Cammarata a scegliere personalmente e a nominare tutto il cda di Amia.
Ma nonostante tutto questo dell'emergenza rifiuti a Palermo non si sente parlare quasi mai sui media nazionali. Per esempio avete saputo che sabato e domenica notte scorsi per l'ennesima volta cittadini palermitani in diverse zone della città hanno dato fuoco ai cumuli di monnezza che stazionavano davanti alle loro case? Chissà magari ora che la situazione sta degenerando anche lì ne sentirete parlare un po' di più. E magari verrete a conoscenza di un'altra discarica dello scandalo, quella di Bellolampo:




Tuttavia Bellolampo non è niente in confronto alla discarica di Malagrotta, alle porte di Roma: la più grande d'Europa con i suoi 240 ettari, riceve ogni giorno 5 mila tonnellate di rifiuti rigorosamente indifferenziati, e tra un anno dovrebbe essere satura, se Roma non migliorerà rapidamente la sua performance nella raccolta differenziata (nel qual caso si potrebbe sperare che il sito possa easurirsi non prima di tre anni).
Qualche giorno fa l'Arpal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Lazio ha reso pubblici i risultati della sua periodica campagna di monitoraggio delle acque sotterranee della capitale, denunciando la contaminazione delle falde acquifere romane da parte della discarica. Nei campioni prelevati sono state rilevate concentrazioni di arsenico, benzene, ferro,manganese e nichel ben oltre i limiti previsti dalla legge.
(Da Terra - 12/11/2010).
Leggi il documento originale dell'Arpal qui.

Ma questa è solo l'ultima delle "controindicazioni" di Malagrotta, che nonostante tutti i possibili controlli rimane una bomba ecologica a orologeria a poche centinaia di metri dalla periferia e a una manciata di km dal centro di Roma; d'altro canto rimane anche una manna dal cielo per il suo proprietario, quel Manlio Cerroni che si dice tenga per le palle Campidoglio e Palazzo Chigi. Che succederebbe a Roma se la discarica chiudesse? Altro che Napoli e Palermo..
Nell'ottica della comunque imminente saturazione della discarica di Malagrotta, il Comune di Roma si muove, ma non con una adeguata e seria campagna a favore dell'implementazione e diffusione capillare della raccolta differenziata porta a porta; piuttosto sta procedendo sicuro e spedito verso la costruzione di un nuovo inceneritore ad Albano, e pensando all'identificazione di un sito per una nuova discarica nel territorio provinciale, che quindi ammorberebbe il territorio di comuni incolpevoli che non si capisce perché dovrebbero accollarsi i costi ambientali e non solo delle pericolose inefficienze di Roma.

Sempre nel Lazio, in provincia di Latina, a fine ottobre sono state arrestate sette persone, tra cui l'ex presidente del consiglio comunale di Minturno e attuale consigliere regionale Pdl del Lazio, Romolo Del Balzo (il "babbo", ovvero il Cesare della situazione), oltreché sequestrati 3 società e beni e liquidità per 15 mln di euro, nell'ambito dell'inchiesta su un appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani del Comune di Minturno:
"Dalle indagini e' emerso che le societa' coinvolte eseguivano le prestazioni in difformita' da quanto sottoscritto nell'appalto. Sono stati riscontrati la mancata corresponsione dei contributi previdenziali ai dipendenti, la mancata o difforme esecuzione del servizio, la mancata esecuzione della raccolta differenziata, l'impiego di mezzi ed attrezzature obsoleti e non funzionanti, il trasferimento di mezzi e mano d'opera da un appalto all'altro, l'esercizio del servizio con automezzi privi della prevista copertura assicurativa. Tutto cio', riferisce la Guardia di finanza, nonostante venissero ricevute, con la compiacenza di funzionari e pubblici amministratori, regolari liquidazioni e spettanze". (Da Adnkronos 25/10/2010)

Anche in Abruzzo la spazzatura (e gli affari ad essa legati) creano non pochi problemi: se l'opposizione in consiglio regionale denuncia come nei due anni dall'insediamento del nuovo governatore del pdl Gianni Chiodi non si sia fatto niente per la riduzione della produzione dei rifiuti e per l'aumento della raccolta differenziata, lo fa anche perchè ora ha gioco facile, visto lo scandalo rifiuti che tra gli altri ha investito l'assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, che è stato arrestato ed è attualmente ai domiciliari, ed i senatori Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano e il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, che sono indagati; tutti e 4 sono membri del Pdl. Il tutto è frutto di un'inchiesta sul progetto di costruzione di un impianto di bioessiccazione di rifiuti tmb a Teramo, dalla quale sarebbero emerse tangenti elargite ai politici dall'imprenditore Rodolfo Di Zio, al fine di ottenere senza gara d'appalto la realizzazione dell'impianto. ( Da Repubblica - 22/09/2010)

Tuttavia esiste anche un altro tipo di rifiuti che in Italia non sappiamo più dove mettere: sono i rifiuti speciali, quelli più tossici e pericolosi, che difatti sono sempre più oggetto di traffici illeciti internazionali, che partono da dovunque nel nostro paese, da Trieste a Taranto.

Per esempio è notizia di questi giorni che alla periferia ovest di Milano, in zona Calchi Taeggi, è stata messa sotto sequestro un'area di 300 mila mq, su cui è in costruzione un intero quartiere con 1300 appartamenti, piazze, negozi, scuole, ed anche uno dei parchi previsti dal progetto "Vie d'Acqua Expo'". Il fatto è che il quartiere sta sorgendo sopra le ex-cave di Geregnano, che per trent'anni sono state usate come discarica, arrivando ad "ospitare" oltre due milioni di metri cubi di rifiuti tossici (urbani, industriali, fino agli scarti farmaceutici). La società che ha acquistato i terreni, che fa capo a Francesco Bellavista Caltagirone, ha chiesto ed ottenuto, come contropartita della riqualificazione ambientale che si è impegnata ad attuare, un'ampia possibilità edificatoria. Ma poichè la bonifica di un tale terreno costa sui 700 euro al metro, si è preferito attuare una più generica "messa in sicurezza", ovvero la mera impermeabilizzazione del terreno con un telo. Ciò che ha dell'incredibile è come sia stato possibile che alla Regione e al Comune chi di dovere abbia dato i permessi per costruire un intero quartiere sopra una discarica che contiene due milioni di metri cubi di rifiuti tossici e che ha contaminato falde acquifere e terreni delle aree circostanti con metalli tossici, pesticidi, diossina, solventi e molte altre sostanze cancerogene. Nel registro degli indagati al momento figurano oltre ai responsabili dei cantieri anche alcuni dirigenti pubblici del Comune di Milano e dell'Agenzia per la protezione ambientale regionale.
(Da Il Fatto Quotidiano - 10/11/2010)
Ma già a luglio una notizia simile aveva interessato, sempre a Milano, il nuovo quartiere integrato Santa Giulia in costruzione (tra mille irregolarità, speculazioni e indagini) a pochi chilometri dal Duomo, sull’area industriale Montecity-Rogoredo, area che anche se avrebbe dovuto non è mai stata bonificata dai rifiuti tossici prodotti in passato dagli stabilimenti chimici Montedison e dalle acciaierie Redaelli qui una volta operanti, e che anzi probabilmente è stata oggetto di nuovi sversamenti illeciti di rifiuti tossici. Difatti nella zona è stato rilevato un fortissimo inquinamento da sostanze come mercurio, solventi, cloruro di vinile, tricloro, metano ed etilene, soprattutto nell'acqua della falda maggiormente in superficie, quella a circa 6-7 metri di profondità. Ma tracce di inquinanti tossici sono state rilevate purtroppo anche nella falda a 30 metri di profondità, quella utilizzata dall'acquedotto pubblico. A queste belle notizie si aggiungono il danno della probabile svalutazione degli immobili su cui hanno investito cittadini ignari, e la beffa che a guadagnarci dalla vera e propria truffa delle mancate bonifiche sia stata soprattutto la 'ndrangheta (da Terra - 21/07/2010).
A fine ottobre intanto la Commissione europea ha deciso di rinviare l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea per la mancata applicazione di una sentenza del 2004 riguardante tre ex discariche del cosiddetto «Polo Chimico di Pioltello-Rodano», un'area di 800 mila mq alle porte di Milano dove nonostante gli interventi di bonifica già portati a termine e gli ammonimenti giunti da Bruxelles sono presenti circa 280 mila tonnellate di rifiuti industriali lì scaricati nei decenni passati dalla società (ora fallita) Sisas e ancora da smaltire. Quantità e qualità di questi rifiuti industriali secondo la Commissione europea sono pericolosi perchè minacciano l'acqua e l'aria locali. Le sanzioni pecuniarie che ora l'Italia rischia di vedersi comminate sono calcolate anche in base al numero di giorni di mancato rispetto della due sentenze di condanna emesse dalla Corte di Giustizia europea nel 2004 e nel 2007, e si tratta quindi di cifre molto elevate. (Da Corriere.it - 28/10/2010)

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