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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

sabato 24 luglio 2010

# Un'altra tragedia, un altro automobilista romano criminale..

..pure stavolta un tassista...per carità...sempre di una minoranza della categoria stiamo parlando...ma purtroppo ce n'è sempre regolarmente una da raccontare riguardo ad alcuni indisciplinati di questa categoria che ultimamente scorrazzano per la città sempre più col piglio dei padroni assoluti e indiscussi delle strade, e quindi anche delle vite altrui ( a Roma per esempio è ancora vivo il ricordo della morte di Eva, ciclista travolta da un taxi su Via dei Fori Imperiali, mentre tornava a casa una sera di fine ottobre scorso).
Ma andiamo con ordine.
Lunedì mattina esce l'ennesima, triste notizia di un motociclista morto per colpa della criminale superficialità di qualcun'altro. Alle 08:45 del mattino Alberto Cerini, 41enne di Montecelio, sposato in attesa del secondo figlio, percorrendo Via Veneto da Porta Pinciana sulla sua moto Honda SH 300 , si ferma al semaforo angolo Via Ludovisi/Via Boncompagni. Al verde riparte, ma poco dopo un taxi proveniente dall'altra corsia svolta improvvisamente a sinistra, direzione Via Liguria (praticamente all'altezza dell'ambasciata americana), non rispettando la doppia striscia continua - e quindi commettendo una grave infrazione - e lo investe. Dopo il fragoroso botto la moto scivola giù per Via Veneto, Alberto vola via, gli si sfila il casco, batte la testa, e poco dopo muore.
I giornali parlano del tassista che si ferma a soccorrere il centauro, ma che poi deve essere portato via dai poliziotti che presidiano l'ambasciata Usa perché rischia il linciaggio.
Insomma un'altra fatalità inaccettabile: il tassista che gira di scatto dove non potrebbe, il motociclista che correva, l'impatto, il colpevole che sotto shock prova a rimediare alla sua terribile colpa; la folla inferocita che in preda ad un istinto primordiale cerca vendetta per il povero malcapitato.
Manco per niente.
Anzitutto bisogna fugare l'insinuazione del tassista (poco essere umano evidentemente) che dopo aver ucciso un uomo ha trovato pure la faccia da cazzo per asserire che quella moto correva troppo.
Questa è la testimonianza di un portiere dell'Hotel Baglioni:
«Il tassista diceva che quello dello scooter correva. Ma questo che c’entra? E, francamente, mi è dispiaciuto vedere che il tassista non era nemmeno disperato, cercava di giustificarsi, sembrava tranquillo. Sicuramente il taxi avrà svoltato deciso, se no il conducente avrebbe visto che arrivava il motociclista e avrebbe fatto in tempo a frenare. Io appena ho sentito il botto sono uscito e ho visto quel poveretto in jeans e maglietta, già a terra che non si muoveva più».
Poi è arrivata la notizia che pure le telecamere a circuito chiuso della zona hanno registrato qualcosa di diverso da quanto affermato in un primo momento dal tassista: Alberto Cerini non stava affatto procedendo ad alta velocità. D'altronde ci vuole poco a crederci: era ripartito dal semaforo non più di 40 metri prima. Insomma è diventata inequivocabile la malafede del tassista.

Inoltre, e una volta tanto parlo in prima persona, può capitare che per puro caso si incontri una persona molto vicina alla vittima che, tra rabbia e dolore, istintivamente deve (e ha bisogno di) condividere la sua indicibile incredulità, e tra le altre cose sente l'inesorabile bisogno di liberare su di te un pò dello schifo che lo soffoca da giorni, tipo la poca "presenza" e "vicinanza" delle istituzioni locali, oppure, peggio, l'indiscrezione per cui il tassista dopo l'impatto, in un primo momento, sarebbe sceso dalla macchina inveendo contro il motociclista per il casco non adeguato che avrebbe indossato, che quindi sarebbe stata la vera causa della sua morte.

Eccolo il problema per il tassista: non l'aver causato la cessazione dell'esistenza di un suo prossimo, ma la assolutamente prioritaria necessità di attribuire e chiarire le responsabilità di quanto avvenuto..sai...sennò so' rogne...

Infine un altro aspetto di questa triste pagina di cronaca cittadina, un'ancor più inquietante ombra: c'è chi richiama l'attenzione sulla dinamica dell'incidente, visto che dopo l'impatto col taxi Alberto ha finito per sbattere la testa sul palo di uno dei tanti cartelli pubblicitari con orologi che fiancheggiano la carreggiata di Via Veneto (così riporta effettivamente anche il Corriere della Sera-Roma)...facendo montare il sospetto che forse la tragedia si sarebbe potuta evitare, senza la presenza di uno di quei tanti, troppi, spazi pubblicitari che degradano l'immagine della capitale, rendendola anche terribilmente più insidiosa per automobilisti e centauri. Ma questa, almeno per il momento, è un'altra storia.

Per ora, almeno per chi chiede un barlume di giustizia, c'è da registrare che il tassista è stato incriminato per omicidio volontario...anche se purtroppo è quasi certo che alla fine l'indisciplinato e arrogante automobilista-con-licenza(di uccidere) se la caverà con poco..il precedente di Stefano Lucidi non fa presagire niente di buono..

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