A Ciudad Juarez, città messicana che si affaccia sul Rio Grande e che con la texana El Paso forma un'unica area metropolitana a cavallo dei confini nazionali, il settore delle imprese di pulizia non conosce crisi: qui infatti sono costantemente in crescita le richieste per ripulire i luoghi dove avvengono gli omicidi e le vere e proprie stragi che quotidianamente insanguinano discoteche, bar, ristoranti, automobili, marciapiedi, abitazioni private di Juarez. Lavare il sangue, raccogliere i resti umani, disinfettare: è un lavoraccio sempre più necessario per le strade di questa città.
Qui la violenza è diventata endemica a partire dal 1993-1994 quando, in seguito agli accordi di libero scambio che hanno dato vita al NAFTA, proprio per la vicinanza al confine statunitense, Ciudad Juarez ha cominciato a essere interessata dalla delocalizzazione di imprese di tutto il mondo che lì si sono trasferite per produrre a basso costo e per poi vendere i beni nei vicini Stati Uniti, attirando masse di povere famiglie messicane in cerca di migliori condizioni di vita; a ciò si aggiunga la posizione strategica anche dal punto di vista dei narcotrafficanti: da questa città transita l'80% della cocaina che dalla Colombia raggiunge gli U.S.A. Di conseguenza è fiorita anche la mafia locale, ora molto potente e radicata. Il risultato è che in pochi anni, crescendo la presenza di attività criminali scaturite dalla povertà e legate al narcotraffico e al contrabbando, Ciutad Juarez è diventata la città più pericolosa del mondo, davanti a Caracas e New Orleans. Nel 2009, secondo i dati Ccsp (Citizen's Council for Public Security) gli omicidi sono stati 2635; una media di 7 al giorno; in questi primi due terzi di 2010 sono già circa 2000, e quindi il fenomeno è ancora in crescita. Si tratta per lo più di regolamenti di conti tra bande di narcotrafficanti. Ma in questi numeri si nasconde anche un altro dramma, un altro orrore. Juarez è in assoluto il peggior posto al mondo per le donne. Ciò a causa dei numerosi e barbari omicidi di donne e ragazzine che generalmente sono assunte e sfruttate dalle circa mille maquiladoras, le fabbriche locali dedite all'assemblamento dei prodotti per conto delle varie multinazionali. Dal 1993 si conta che tali omicidi siano stati circa 5000, considerando sia le donne scomparse che quelle di cui sono stati ritrovati i corpi, spesso resi irriconoscibili dalle violenze sessuali, e dalle indicibili torture, mutilazioni e sevizie subite prima dell'uccisione, e altrettanto spesso sepolti sbrigativamente nei terreni desertici fuori dal centro abitato. 5000 dal 1993 significa una media di quasi una al giorno. Generalmente le donne vengono aggredite e sequestrate nel tragitto tra la casa e la fabbrica, spesso per il semplice divertimento delle varie bande di criminali, nell'indifferenza delle multinazionali che le assumono e le sfruttano senza offrire in cambio alcun aiuto o protezione, e nell'omertà più totale di molti settori della (profondamente maschilista) comunità locale, forze dell'ordine e magistratura inclusi, anzi spesso collusi con la malavita organizzata.
Questa barbarie ha luogo ogni giorno da anni a una manciata di km dagli Stati Uniti, in pieno "occidente". Come a dire che i sistemi culturali arretrati non sono appannaggio di nessuna "razza" o "religione": a volte i nemici delle donne sono semplicemente gli uomini, di dovunque siano.
Nel video qui sotto la presentazione di "Bordertown" il film girato nel 2007 con Jennifer Lopez e Antonio Banderas e sostenuto da Amnesty International, e che denuncia proprio la difficile condizione delle donne di Juarez.
(clicca qui per vedere il film da Megavideo)
Qui la violenza è diventata endemica a partire dal 1993-1994 quando, in seguito agli accordi di libero scambio che hanno dato vita al NAFTA, proprio per la vicinanza al confine statunitense, Ciudad Juarez ha cominciato a essere interessata dalla delocalizzazione di imprese di tutto il mondo che lì si sono trasferite per produrre a basso costo e per poi vendere i beni nei vicini Stati Uniti, attirando masse di povere famiglie messicane in cerca di migliori condizioni di vita; a ciò si aggiunga la posizione strategica anche dal punto di vista dei narcotrafficanti: da questa città transita l'80% della cocaina che dalla Colombia raggiunge gli U.S.A. Di conseguenza è fiorita anche la mafia locale, ora molto potente e radicata. Il risultato è che in pochi anni, crescendo la presenza di attività criminali scaturite dalla povertà e legate al narcotraffico e al contrabbando, Ciutad Juarez è diventata la città più pericolosa del mondo, davanti a Caracas e New Orleans. Nel 2009, secondo i dati Ccsp (Citizen's Council for Public Security) gli omicidi sono stati 2635; una media di 7 al giorno; in questi primi due terzi di 2010 sono già circa 2000, e quindi il fenomeno è ancora in crescita. Si tratta per lo più di regolamenti di conti tra bande di narcotrafficanti. Ma in questi numeri si nasconde anche un altro dramma, un altro orrore. Juarez è in assoluto il peggior posto al mondo per le donne. Ciò a causa dei numerosi e barbari omicidi di donne e ragazzine che generalmente sono assunte e sfruttate dalle circa mille maquiladoras, le fabbriche locali dedite all'assemblamento dei prodotti per conto delle varie multinazionali. Dal 1993 si conta che tali omicidi siano stati circa 5000, considerando sia le donne scomparse che quelle di cui sono stati ritrovati i corpi, spesso resi irriconoscibili dalle violenze sessuali, e dalle indicibili torture, mutilazioni e sevizie subite prima dell'uccisione, e altrettanto spesso sepolti sbrigativamente nei terreni desertici fuori dal centro abitato. 5000 dal 1993 significa una media di quasi una al giorno. Generalmente le donne vengono aggredite e sequestrate nel tragitto tra la casa e la fabbrica, spesso per il semplice divertimento delle varie bande di criminali, nell'indifferenza delle multinazionali che le assumono e le sfruttano senza offrire in cambio alcun aiuto o protezione, e nell'omertà più totale di molti settori della (profondamente maschilista) comunità locale, forze dell'ordine e magistratura inclusi, anzi spesso collusi con la malavita organizzata.
Questa barbarie ha luogo ogni giorno da anni a una manciata di km dagli Stati Uniti, in pieno "occidente". Come a dire che i sistemi culturali arretrati non sono appannaggio di nessuna "razza" o "religione": a volte i nemici delle donne sono semplicemente gli uomini, di dovunque siano.
Nel video qui sotto la presentazione di "Bordertown" il film girato nel 2007 con Jennifer Lopez e Antonio Banderas e sostenuto da Amnesty International, e che denuncia proprio la difficile condizione delle donne di Juarez.
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