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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

martedì 17 maggio 2011

# Pillole dalle comunali


Stando alle ultime notizie Silvio Berlusconi, capolista del Pdl alle comunali di Milano, non arriverà alla metà delle preferenze da lui auspicate e pari a quelle ottenute alle elezioni del 2006. La personalizzazione della campagna elettorale e i colpi sempre più bassi contro gli avversari, contro i pm e contro i comunisti stavolta non hanno pagato. Anzi. In attesa dei ballottaggi, il dato di non-novità di questa tornata di amministrative è che anche questa volta il risultato della competizione elettorale sarà interpretato solo in chiave-Berlusconi: oggi ha perso lui. D'altronde oggi tutti i giornali si concentrano sul centrodestra che ha perso perché il Pdl ha perso, e sul Pdl che ha perso soprattutto perché Berlusconi ha perso.
Tuttavia sono molti gli spunti interessanti o curiosi emersi da un voto una volta ogni tanto capace di spiazzare e sparigliare.

Che Berlusconi stia drammaticamente perdendo appeal lo si intuisce guardando a quello che è successo a casa sua, ad Arcore, dove alle comunali del 2006 Forza Italia raccolse quasi il 35% dei voti, e insieme ad An Lega e Udc eleggeva al primo turno il proprio candidato. Stavolta invece il candidato Pdl-Lega Enrico Perego (40,2%) andrà al ballottaggio con la candidata del Pd Rosanna Colombo che ha preso un ottimo 46,8% dei consensi. Il Pdl ha raccolto solo il 23,9%, e -udite udite - in quel di Arcore oggi il primo partito è il Pd, col 25,8%.

A Gallarate nel varesotto si è consumato l'esempio perfetto delle tensioni fratricide e suicide (normalmente retaggio esclusivo del centrosinistra) che stanno minando a tutti i livelli l'alleanza tra Pdl e Lega: qui infatti i due schieramenti hanno corso separati, ognuno con il proprio candidato, portando avanti una campagna elettorale al vetriolo a forza di colpi bassi, col risultato che se nel 2006 il candidato del centrodestra era passato al primo turno con più del 60% dei consensi stavolta andranno al ballottaggio Massimo Bossi (33,53%), il candidato della coalizione formata da Pdl, Udc, la Destra e altri, e Edoardo Guenzani (31,19) del centrosinistra, che ha battuto sul filo di lana la leghista Giovanna Bianchi (30,57%), per il cui rush di campagna elettorale si era speso in prima persona Umberto Bossi .
Mossa suicida quella di correre separati, anche perché le preferenze accordate alle liste sembrano raccontare un'altra storia: la Lega, che ora è fuori, col 22% dei voti ha raddoppiato i voti presi nel 2006, mentre il Pdl, che ha portato il suo candidato al ballottaggio, ha dimezzato i voti che aveva Forza Italia cinque anni fa, quando qui sfiorava il 40%.

Simile quello che è successo a Rho, in provincia di Milano: anche qui la Lega e il Pdl hanno corso separati con risultati catastrofici rispetto al 2007, quando il candidato del centrodestra passò al primo turno col 61,3% dei consensi. Stavolta andranno al ballottaggio il candidato del centrosinistra Pietro Romano (38,2%) e quello della lega Fabrizio Cecchetti (27,84%). Fuori dai giochi Carolina Pellegrini (24,28%), sostenuta da Pdl e Udc.

A Desio, comune conquistato dal centrodestra poco più di un anno fa e sciolto lo scorso novembre per sospette infiltrazioni mafiose, l'appello di Bossi a "votare Lega per cacciare la ndrangheta" non è stato preso molto sul serio: il candidato della Lega (Arienti, 20,53%) andrà al ballottaggio contro quello del centrosinistra (Corti 37, 06%), avendo battuto di poco il rivale di Pdl e Udc (Garbo, 18,12%), ma è da sottolineare come il carroccio in termini assoluti abbia preso meno voti (circa 200) che nelle elezioni dell'anno scorso.

La Lega, che nel complesso non ha raggiunto risultati esaltanti ma che rispetto al Pdl comunque ha dimostrato una maggior tenuta di fronte all'emorragia di consensi, continua la sua lenta espansione verso sud:
A Montevarchi, in provincia di Arezzo, staccata dal Pdl e coalizzata un lista civica locale, la Lega Nord ha raccolto il 4,13% dei consensi, ovvero circa 440 voti.
A Grosseto, all'interno della coalizione di centrodestra, ha totalizzato il 2,15%.
A Citta di Castello, in Umbria, la Lega ha il 4,57% dei consensi, pari a circa un migliaio di voti.

A Milano la Moratti ha preso 6,5 punti in meno di Pisapia, e 10 in meno del risultato ottenuto al primo turno del 2006: ma allora contribuirono alla sua elezione anche l'8,55% raccolto da An e il 2,43% dell'Udc. In particolare il Pdl in questa tornata col 28,7% ha perso "solo" 26.000 voti (ovvero il 3,5% in meno) rispetto a quanto ottenuto da Forza Italia cinque anni fa, e d'altro canto è del 5,5 % il peso di Palmeri Manfredi, candidato di Fli e Udc. Quindi il Pdl a Milano ha sostanzialmente tenuto, al netto dell'effetto negativo-Berlusconi (per una singolare coincidenza i voti persi da ForzaItalia/Pdl e le preferenze a Berlusconi che mancano all'appello sembrano corrispondere perfettamente). Il punto è che suo unico alleato è rimasto la Lega. Fino a oggi, si intende.

Il Pd se in un modo o nell'altro è resuscitato a Milano (ma grazie ad un candidato di Sel), ha vinto bene a Torino e in extremis a Bologna, è sparito da Napoli: il suo candidato, l'ex prefetto Morcone (19,3%), è stato surclassato dall'Idv De Magistris (27,4%). Dall'altra parte tuttavia, nonostante l'ottimismo ostentato, il candidato del Pdl Gianni Lettieri fallisce l'elezione al primo turno, non raggiungendo neanche il 39%.

Il risultato deludente dei due candidati principali ha contribuito alla dispersione del voto partenopeo: il "quarto classificato" nella corsa a sindaco, Raimondo Pasquino per il Terzo polo, è stato comunque capace di sfiorare il 10%. Una tale dispersione è segno evidente di scontentezza verso le due principali coalizioni, che hanno entrambi fallito miseramente nel dimostrare di saper amministrare nella legalità e con trasparenza ed efficacia la complessa realtà napoletana.


A Latina ha vinto al primo turno il candidato di centrodestra Giovanni di Giorgi, mentre è naufragato miseramente il progetto caldeggiato dallo scrittore premio Strega Antonio Pennacchi di una lista fasciocomunista con Fli, iniziativa che aveva decisamente animato la campagna elettorale nel capoluogo pontino. La lista trasversale a sostegno del candidato Filippo Cosignani non ha raggiunto l'1% dei voti. Evidentemente il flirt dei finiani stavolta era veramente troppo osé, per quanto affascinante e ragionato (Pennacchi spiega che occorre andare oltre la contrapposizione ideologica destra-sinistra novecentesca e ormai obsoleta per costruire un'alternativa al morbo della partitocrazia che blocca e impoverisce il paese: teoricamente ineccepibile).

In Toscana il Pdl perde a tavolino una delle sue poche roccaforti per le ormai proverbiali irregolarità nella presentazione delle liste : a Castiglion della Pescaia la lista del sindaco uscente e in carica dal 2001 Monica Faenzi (pronosticata come facile vincitrice anche questa volta) non è stata ammessa per errori nella compilazione della stessa, ed è poi stato respinto anche il ricorso al Tar presentato dal sindaco. Nonostante l'invito del Pdl locale a disertare le urne per protesta, hanno comunque votato il 50,9% dei castiglionesi: e il 94, 76% di essi ha votato ed eletto sindaco il candidato di centrosinistra Giancarlo Farnetani.

A Siena Franco Ceccuzzi, 41enne del Pd, è stato eletto sindaco al primo turno battendo con un ampio margine (54,5%) l'ex pilota Alessandro Nannini (18,2%) candidato di Pdl e Lega, e Gabriele Corradi (16,8%), padre del calciatore Bernardo, a capo di una lista civica.

A Salerno il sindaco uscente Vincenzo De Luca si riconferma al primo turno con un bulgaro 74,35%.

A Novara, città natale del leghista Cota, governatore del Piemonte, nel 2006 il candidato del centrodestra Massimo Giordano vinse al primo turno con quasi il 61% delle preferenze, mentre la Lega era primo partito col 20,66%. Oggi Franzinelli, il candidato Pdl-lega, non va oltre il 46% e dovrà andare al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra, mentre la Lega ora è terzo partito dietro Pdl e Pd.

I candidati del Movimento 5 stelle di Beppe a Grillo ottengono straordinari risultati: il 9,4% a Bologna , il 9,3% a Ravenna, l'8,4% a Savona, il 7,5% a Novara , il 5% a Torino, il 5% a Grosseto, il 6% a Pomezia. Non un granché invece il risultato del ventenne Calise a Milano: ma comunque qui i grillini riescono a raccogliere il doppio dei voti dei radicali (1,7%), un partito comunque con una spiccata tradizione anti-partitocratica e con una certa storia all'ombra del Duomo.
Alla luce di questi risultati è ora di smettere nei vari computi e analisi post-elettorali di considerare i voti raccolti dai grillini come distolti esclusivamente alle forze di centrosinistra. E' ormai evidente che il serbatoio cui attinge il movimento 5 stelle - la crescente pletora di scontenti, disillusi, incazzati con la casta, aspiranti astensionisti - è assolutamente trasversale: lo dimostra il fatto che il movimento sia in continua crescita ad ogni tornata elettorale, a prescindere dai risultati più o meno buoni del centrosinistra.

Contestualmente alle amministrative, in Sardegna si è tenuto anche un referendum consultivo sul nucleare: per questo tipo di referendum il quorum è del 33%; hanno votato il 59,34%, un'affluenza ben oltre le aspettative. Alla domanda "Sei contrario all’istallazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e preesistenti" hanno risposto sì il 97,64% dei votanti. Segno che gli italiani non hanno affatto le idee confuse, e paiono anzi in grado di prendere decisioni molto chiare e nette.
Che sia solo l'antipasto.

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