Il Ministro Maroni aveva lanciato l'allarme su una probabile impennata nella frequenza degli sbarchi di immigrati sulle nostre coste almeno da febbraio: chi non se lo ricorda? Anzi, addirittura si criticava il governo per la miopia con cui sembrava ridurre tutto il movimento rivoluzionario democratico del Maghreb ad un problema di immigrazione. Si era parlato di grandi numeri, 80.000, forse centinaia di migliaia di possibili arrivi.
Al momento ne sono arrivati 20.000: Lampedusa è tuttora al collasso, una delegazione di Amnesty International in visita nell'isola ha definito agghiaccianti le condizioni igienico-sanitarie in cui vengono letteralmente ammassati i migranti, messì lì a non fare nulla (leggi: in detenzione) in attesa di essere trasferiti in altri centri in allestimento in Sicilia e nella penisola che sono solo tendopoli con reti metalliche che anche un bambino sarebbe in grado di scavalcare. Mineo e Manduria docent. E meno male che 40 giorni prima il Ministro dell'Interno aveva lanciato l'allarme.
A ricordare quanto sia fallimentare e illegale (tutta) la politica che il governo porta avanti in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, in queste concitate ore, come se non bastassero i centri di prima accoglienza più simili ai lager e assolutamente incapaci di garantire sicurezza e tranquillità alle popolazioni locali, è arrivata la notizia che tra poche settimane la Corte di Giustizia europea si pronuncerà sulla compatibilità del reato di clandestinità con l'ordinamento comunitario, sulla base di un ricorso presentato da Hassen El Dridi, un algerino condannato alla fine del 2010 dal tribunale di Trento a un anno di reclusione per non aver rispettato l’ordine di espulsione.
Il grande stratega e statista nano ha pensato bene di dare impulso all'iter per il processo breve in questo momento in cui media e opinione pubblica dovrebbero essere sufficientemente distratti tra guerra in Libia, sbarchi a Lampedusa, allarme radiazioni a Fukushima..... Autogol clamoroso: le tensioni scaturite proprio dall'accelerazione sul processo breve manifestatesi prima fuori Montecitorio, poi dentro l'aula hanno decisamente rubato l'attenzione alla scampagnata lampedusana del premier, e d'altro canto le immagini vergognose di un ramo del Parlamento in tilt e di una maggioranza non più sull'orlo ma nel pieno di una crisi di nervi non aiutano certo il prestigio dell'Italia, anzi indeboliscono ancor più l'immagine esterna del governo e delle istituzioni italiane (e di conseguenza anche la nostra credibilità e la nostra forza contrattuale), proprio in un momento così delicato nelle relazioni internazionali con i nostri partners europei ma anche con la Libia e con altri paesi arabi con le cui diplomazie nelle prossime settimane i contatti saranno frequenti.
Il foera di ball di Bossi era solo il preludio a una settimanaccia per i ministri del governo Berlusconi: ai toni duri del Senatur sono seguite le dolci parole del videomessaggio con cui il Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna ci ha reso edotti di chi ama veramente, unica persona a cui deve spiegare il perché e il per come della sua passione per Bocchino. Uno di quei surreali mix tra gossip e politica appannaggio esclusivo della nostra moderna cultura italica.
Ma il protagonista indiscusso della settimana è stato ovviamente quel Ministro sospetto (anzi probabile) cocainomane che, andato provocatoriamente a farsi contestare (forse ne sentiva la mancanza) è andato in escandescenze finendo per mandare a fare in culo la terza carica dello Stato. Fabio Granata sostiene che il punto è che ha cambiato pusher, mentre Fini invita a curarlo. Moltissimi altri esponenti politici in queste ore hanno parlato di "sopra le righe", "sovraeccitazione"....allusioni sempre in una stessa direzione, e d'altronde certe voci circolano già da tempo (tra l'altro uno scherzetto non male glielo ha fatto anche Google View...incredibile!).
Un altro ministro, quello della giustizia, evidentemente troppo stressato per il carico di lavoro che il premier gli ha affidato, oggi non ha fatto in tempo a votare sul processo verbale della seduta del giorno prima agitata dal presunto cocainomane, e così, resosi conto che il suo mancato voto, insieme a quello di altri due ministri, ha finito per rallentare per qualche -forse decisivo- giorno la corsa contro il tempo per approvare il processo breve e strappare così il Cav. dalle grinfie dei pm milanesi, stizzitosi con il frettoloso Fini e in preda a panico e sensi di colpa ha gettato verso gli scranni dell'opposizione il suo tesserino, dimostrando la stessa frustrazione e la stessa maturità che mostrò Balotelli quando scaraventò a terra la maglia dell'Inter dopo la vittoria a San Siro sul Barcellona.
Completano il quadro da bolgia dei dannati: la goffaggine istituzionale di Scilipoti (in foto), impegnato, da responsabile qual'è, in una corsa contro il tempo per esprimere il suo tanto apprezzato e chiaccherato voto; cori da stadio e lancio di giornali e palline di carta; ed anche gli insulti a una onorevole disabile in carrozzina (dai banchi della Lega sarebbe piovuto un "Handicappata del cazzo"). La Camera dei Nominati si rivela ogni giorno in più per quello che è: un coacervo di mercenari della politica senza alcun ritegno e pudore, visto che non potranno mai essere giudicati per il loro operato.
Ma una giusta misura della follia - intesa come distanza dal mondo reale - raggiunta in queste ore dalla politica italiana (dimenticando per un attimo Ruby-gate, Papi-girls, indagini e processi sennò non si finisce più) la si può avere godendosi l'intervista rilasciata pochi giorni fa dal Ministro degli Esteri Franco Frattini al giornalista della BBC Jeremy Paxman, uno che certo non le manda a dire, e quindi un prototipo di giornalista a cui i nostri rappresentanti di governo non sono certo abituati. Ma il nostro Ministro, anche quando in evidente difficoltà vista la natura scomoda di alcune domande (e a cui ribadisco non è certo abituato) reagisce con una classe e un aplomb decisamente britanniche, con un leggero sorriso beffardo che gli si stampa sulla bocca non appena conclude le sue evasive e vuote (e a volte contraddittorie) risposte, che spesso lasciano l'intervistatore esterrefatto e con una espressione tra l'incredulo e lo schifato. Come quando rispondendo su cosa intendesse Berlusconi quando ha detto di essere dispiaciuto per Gheddafi ha parlato di "senso di umana pietas che riguarda ogni essere umano" (minuto 02:25) .
L'intervista è in inglese - un buon inglese, d'altronde un seppur arcano motivo per cui quest'uomo è Ministro degli Esteri ci deve essere - ma vista la qualità delle risposte e della mimica di Frattini è assolutamente imperdibile (comunque qui trovi la trascrizione della traduzione di parte del colloquio).
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