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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

mercoledì 22 dicembre 2010

MEMENTO Web2010: tutto sommato una buona annata



Le classifiche delle ricerche effettuate su google nel 2010 raccontano di un web ancora piuttosto terra terra, e ostaggio soprattutto dei giovanissimi, in Italia così come all'estero. Quest'anno nel nostro paese le parole più ricercate sono state facebook, youtube, libero, meteo, giochi, streaming, google, yahoo, corriere, alice (fa un po' ridere il settimo posto di google su google...) mentre i personaggi di crescente popolarità sul motore di ricerca sono stati Justin Bieber, Mauro Marin, Sandra Mondaini, Marco Mengoni, Lady Gaga, Belen Rodriguez, Alessandra Amoroso, Robert Pattinson, Paolo Fox, Maria de Filippi. Da una classifica avvilente come questa sembrerebbe che internet sia non più che una sorella minore della televisione, usata per approfondire la conoscenza di quanto dalla tv viene propinato, e d'altronde è lecito considerare lo schermo del pc al massimo come un succedaneo del tubo catodico, per vedere partite e film gratis o video caricati sugli appositi motori di ricerca, il che, specie da noi, dà molto da fare e da pensare al legislatore.
Ma la politica, se da una parte teme la crescente diffusione del web libero, gratuito e pluralista a scapito della più controllabile e controllata tv, d'altro lato ne comincia anche ad apprezzarne la fruibilità, per esempio affidando sempre più spesso il proprio pensiero alle pagine personali o ai videomessaggi su youtube (recentemente è capitato a Fini e Vendola) - tra l'altro così facendo si finisce per conferire alla più nota piattaforma video anche lo status di vero e proprio forum politico, visto che ormai quella dei commenti a qualsiasi video postato è una delle pratiche più diffuse universalmente e anche più interessanti sociologicamente, e da cui non sono quindi esenti i video dei politici.
Tuttavia i politici nostrani paiono essersi accorti anche di altro: il 14 dicembre in aula giravano ipad e smartphones, mostrati orgogliosamente da ministri e parlamentari come scolaretti che confrontano i nuovi zaini il primo giorno di scuola. Se rimane il dubbio che per i nostri rappresentanti tali prodotti della tecnologia ancora non siano che oggetti magici dalle misteriose ed oscure proprietà, tuttavia proprio il proliferare di iphones e simili nel luogo che insieme alla platea di Sanremo più si contende il primato del vecchiume mentale del paese non può che essere il sintomo di un trend che in breve sconvolgerà nuovamente le abitudini di tutti, grazie alla diffusione di internet mobile che porterà ad una informazione via via sempre più personalizzata e in diretta, e che forse, chissà, presto soppianterà anche la telefonia mobile così come la conosciamo, grazie ad applicazioni affermate come Skype, o nuove come Viber.
Nel 2010, insieme al business di smartphones, iphones e tablets è esploso definitivamente anche il business legato ai social web : facebook, twitter, tumblr, groupon valgono ormai decine di milardi di dollari, e inoltre è (purtroppo) in rapida espansione il business della pubblicità sulle pagine internet o, ancora più odiosa, all'apertura dei video.
Certamente tutto ciò crea nuove problematiche, come il crescente potere di questi colossi informatici, non solo in termini economici ma anche come posizione dominante verso altri concorrenti e soprattutto verso i singoli utenti, vista la quantità di nostre informazioni e dati personali di cui entrano in possesso: il che impone riflessioni e delicate azioni di regolamentazione del web, anche al fine di coniugare la necessità di proteggere la genetica libertà del web con un'altrettanto necessaria e vigorosa protezione dei minori, del copyright, della sicurezza delle persone e della comunità contro l'istigazione a varie forme di violenza o sopraffazione. Quest anno tutto ciò è stato spesso al centro del dibattito politico, e l'anno venturo lo sarà sicuramente ancora di più.
Anche da questo punto di vista è facebook ad essere sempre più al centro del mondo. Con ormai 600 milioni di iscritti è il terzo "paese" più popolato del pianeta, dopo Cina e India. E' uscito un bel film, The Social Network che ha raccontato le sue mitiche origini (risalenti al "lontano" 2004), nonché i dubbi sulla paternità dell'invenzione del giovane Mark Zuckerberg, e, attraverso la vicenda dello stesso Zuckerberg, la seconda realtà - sentita come reale tanto quanto la prima - che facebook può rappresentare per molti. Inoltre pochi giorni fa l'inventore di facebook è stato nominato dalla rivista Time personaggio dell'anno, anche se i lettori avevano votato per un altro nome, sempre legato al web, e di cui ovviamente si parlerà più avanti in questo post. La direzione della rivista ha spiegato di aver preferito il 26enne californiano, definito "The connector", il collegatore, perché è coluì che ha ampliato a dismisura lo spettro delle possibili amicizie di ogni utente.
L'Italia è il primo paese al mondo per diffusione di facebook (da noi hanno un account sul social network il 66% degli utenti di internet), che quindi da noi è assurto ormai a termometro dell'opinione pubblica, e ad arena umorale di scontro politico-ideologico su cui sempre più spesso gli altri media puntano i loro riflettori. Si va dal linciaggio virtuale (vedi le torture prontamente augurate a Michele Misseri) a più edificanti esempi di protesta costruttiva, su tutti il popolo viola, che dall'autunno del 2009 si è affermato prima online e poi nelle piazze e nel mondo reale, così come molti altri movimenti di protesta o aggregazione che di volta in volta fanno convergere il consenso su nette prese di posizione relative a circoscritte tematiche, quasi creando partiti virtuali a geometria variabile.
A questo ovviamente concorre anche la fitta galassia di bloggers, che nonostante i tentativi di bavaglio si ergono sempre più a baluardi del pluralismo e della conoscenza, seppure con l'ineliminabile difetto genetico della non sempre garantita affidabilità delle fonti e dei contenuti. Difetto con cui si convive volentieri, se si pensa all'impegno genuinamente profuso non solo da bloggers di professione, ma da tanti concittadini che ci mettono del proprio per far circolare idee e informazioni, nuove forme d'espressione e trovate originali. Roberto Benigni nel suo intervento a Vieni Via Con Me ha citato il blog Spinoza.it, sancendo definitivamente questa nuova realtà capovolta che molti nelle alte sfere ancora non si arrendono ad accettare: ormai è la tv che guarda internet, e non viceversa.
Un'altra grande affermazione del 2010 poi è stata quella di Twitter, non tanto perchè sempre più veicolo del gossip diretto (ovvero della star che informa direttamente i fan sulla propria vita privata), ma perchè dopo solo un paio di anni di vita è attualmente usato da 200 milioni di utenti, e sempre più spesso balza agli onori delle cronache: è stato via twitter che i cinesi hanno saputo che il premio Nobel per la pace quest'anno è andato a Liu Xiaobo, il dissidente loro connazionale (il primo attivista digitale nella storia a ricevere tale riconoscimento, alla facciaccia brutta del regime di Pechino che proprio al web applica la censura più rigida); è via twitter che i narcotrafficanti messicani si scambiano informazioni veloci e sicure per facilitare il lavoro di corrieri e spacciatori; è via twitter che testimoni diffondono notizie in tempo reale ed in tutto il mondo, come è successo per le manifestazioni di protesta durante le elezioni in Iran o per il terremoto di Haiti. E' attraverso twitter che, perlomeno oltremanica, i giornalisti inglesi potranno comunicare dalle aule dei tribunali con l'esterno per raccontare in diretta i processi.
Il che è stato sancito per la prima volta pochi giorni fa dalla decisione del giudice del caso Assange, che ha permesso ai giornalisti l'utilizzo di twitter in occasione dell’udienza per l’estradizione del fondatore di Wikileaks. Su Wikileaks già è stato detto e scritto di tutto, e comunque siamo solo all'inizio di una profonda rivoluzione, la cui portata non consta soltanto nella diffusione dei documenti segreti di diplomatici americani, banche o multinazionali, ma soprattutto nel modo nuovo di fare informazione, che travalica i media, che sono per definizione gli organismi che mediano appunto tra ciò che accade e chi deve essere informato. Julian Assange scomunicato come Martin Lutero: se il secondo ha cominciato a predicare il rapporto diretto con Dio affliggendo le sue 95 tesi sul portale della chiesa di Wittenberg, Assange ( o meglio, il movimento che rappresenta) con la lenta e centellinata pubblicazione di 251mila cablogrammi dimostrerà alla parte di mondo che ancora non lo sa che grazie a internet ci si può informare da soli, ricercarsi da soli la notizia che interessa, senza bisogno del filtro o dell'intermediazione giornalistica, di cui vatti a fidare... Il che forse, più dei contenuti dei cablogrammi che stanno mettendo alla berlina politici di mezzo mondo, è ciò che in prospettiva può dare più fastidio ai nostri governanti.
Da questo punto di vista il 2010 è stata senz'altro un'ottima annata. Perché in fondo è emerso che la classe politica non è che è indifferente o nemica del web. Ne è soltanto terrorizzata. Che figata.

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