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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

martedì 27 aprile 2010

VIDEOSTORIE L'infame "corto" di Hamas, ultima frontiera della guerra mediatica



A chi non è capitato qualche volta di rimanere divertito ed affascinato da uno dei tanti “corti” animati che si possono facilmente reperire in internet, o che ogni tanto passano in televisione? ...Per intenderci, di quelli tipo Pixar, in cui la grafica da sola vale la metà del valore del cortometraggio.
Purtroppo come per tutto, anche nel campo della grafica e dell'animazione nuove innovazioni si prestano ai più disparati usi, compresi quelli meno nobili, quando non proprio odiosi e criminosi. Questo è il caso dell'infame cortometraggio realizzato in 3D da Hamas, l'organizzazione palestinese paramilitare e terroristica, e trasmesso pochi giorni fa dal canale televisivo Al-Aqsa. E che vede come protagonista l'israeliano Noam Shalit in versione cartoon.
Noam Shalit è il padre di Gilad, un caporale israeliano rapito da Hamas al confine con la striscia di Gaza nell'estate del 2006, quando aveva vent'anni. Il suo è stato il primo rapimento di un soldato israeliano dal 1994, e quindi il fatto ha suscitato sgomento e ha avuto molto risalto nell'opinione pubblica israeliana. Ma a 4 anni di distanza, nonostante trattative e mediazioni, nessun passo avanti è stato fatto per la sua liberazione. Risale al 2008 l'ultima richiesta di Hamas che, sostenendo che Gilad fosse in buone condizioni, richiedeva per il suo rilascio il pagamento di un riscatto miliardario o la liberazione di centinaia di palestinesi. Condizioni poi respinte da Israele. In quell'occasione anche in Italia fu sottoscritto un appello per la liberazione del giovane caporale israeliano. Il padre ora ha fondato Gilad Libero, associazione con lo scopo di agevolare il rilascio del figlio, anche cercando di tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sulla questione.
Nel corto si vede proprio papà Noam aggirarsi tristemente per le strade di Israele con la foto del figlio sottobraccio, invecchiando velocemente, nella dolorosa e forse vana speranza di poter presto rivedere Gilad. Poi un sinistro presagio: l'uomo raccoglie da un cestino la pagina di un giornale che mostra il paragone tra il caso di suo figlio e quello del pilota israeliano Ron Arad, rapito nel 1986, mai rilasciato e presumibilmente morto. Ma finalmente appare una scritta che annuncia che gli sforzi del governo israeliano hanno avuto successo, e così dopo uno scambio di prigionieri, finalmente Noam può rincontrare suo figlio Gilad: aldiquà del valico di Erez (confine tra striscia di Gaza e Israele) arriva però solo il suo corpo in una bara. Ma per fortuna quello di papà Noam era solo un sogno. Che però potrebbe essere realtà se Israele non accondiscendesse a tutte le richieste di Hamas, e relative alla liberazione di molti prigionieri palestinesi detenuti in terra israeliana. Questo è quello che si deduce dalle "didascalie" finali. Per il resto il corto è accompagnato da vecchie registrazioni della voce di Gilad Shalit, che esortava il suo governo ad adoperarsi per la sua liberazione, e da altre in cui si minaccia il rapimento di molti altri soldati israeliani se il governo di Gerusalemme non tratterà la liberazione dei prigionieri palestinesi.
Anche se non è la prima volta che Hamas fa uso di cartoni animati per trasmettere i suoi messaggi minatori, in questo caso, anche per la pregiata (spropositata) tecnica grafica utilizzata per la realizzazione del breve cartoon, si può parlare di una avveneristica lettera di richiesta di riscatto, in cui la grafica e l'animazione amplificano l'impatto mediatico del vile messaggio ricattatorio. In pratica uno spot. D'altronde non è una novità che le guerre di oggi si combattono anche e soprattutto a livello mediatico: questa è semplicemente l'ultima frontiera.

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