A guardare il dettaglio della mappa realizzata sulla base della classifica - tenendo a mente che a colore più intenso corrisponde più corruzione percepita - si capisce bene a quale parte di mondo effettivamente apparteniamo:
2) Trattandosi di un indice di percezione ha pesato molto l'attenzione che negli ultimi tempi i media hanno dato agli scandali sugli affari della "cricca" dalla Sardegna all'Abruzzo, sulla rete di potere e di influenza della P3 in nome di Cesare, sui vari giri di tangenti legati ai rifiuti (nel Lazio e in Abruzzo gli ultimi casi emersi) etc. Ma le dimensioni del fenomeno vanno ben oltre la percezione, e ben oltre l'immaginazione. E' stato calcolato che il costo della corruzione nella pubblica amministrazione si aggira ormai sui 60 miliardi di euro all'anno, circa 1000 euro a testa, neonati compresi. Una cifra che fa rabbrividire se si pensa alle condizioni in cui versano le casse dello Stato e se si pensa anche alla politica del contenimento della spesa a colpi di tagli portata avanti da Tremonti e che non risparmia nessun settore.
Ma il costo è anche più alto, perché ai 60 miliardi vanno aggiunti:
- il costo dei mancati investimenti esteri, che non arrivano in Italia proprio per gli alti livelli di corruzione, che tra l'altro nella maggior parte dei casi rimane impunita per l'inadeguatezza della legislazione (vedi punto 4) e della lentezza e incertezza che contraddistinguono la giustizia italiana.
- gli sperperi di denaro pubblico verso usi improduttivi, che inoltre provocano squilibri tra le varie linee di spesa delle aa.pp. a scapito soprattutto del comparto dell'istruzione (come ha rilevato Virginio Carnevali vice pres di Transparency Int.Italia)
- la maggior facilità con cui in un ambito corrotto le mafie riescono ad infiltrarsi nella catena della pubblica amministrazione, assicurandosi la possibilità di mettere le mani sugli appalti pubblici, anche attraverso il voto di scambio (ormai succede anche in Lombardia).
- non ultima, la crescente sfiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini, peraltro istigati da questi begli esempi a emulare i comportamenti fraudolenti.
3) La cosa divertente è che a fronte di questo salasso di proporzioni mastodontiche che le analisi e le statistiche vedono in costante crescita, negli ultimi anni il numero di denunce e condanne relative a reati di corruzione è andando costantemente assottigliandosi.
Se nel 2001 le condanne per il reato di corruzione diventate definitive sono state 354, nel 2008 sono state 178, quelle per il reato di concussione sono state 158 nel 2001 e 77 nel 2008.
Il crollo della media annua di condannati dagli anni di tangentopoli a oggi sembrerebbe testimoniare la totale redenzione di tutta la classe dirigente nazionale: siamo passati dai quasi 1500-2000 condannati all'anno per reati di corruzione tra il 93 ed il 97 (gli anni dei processi milanesi), ai 255 del 2008 e ai meno di cento di di questo 2010 (dati da L'Espresso).
Meno di cento condannati per un reato che costa agli italiani circa 60 miliardi di euro all'anno...C'è qualcosa che non va..
4) Quello che non va è anzitutto che negli ultimi 16 anni la legislazione in materia è stata stravolta quando non smantellata, principalmente (ma non solo, visto la frequente complicità del centro-sinistra) per il preciso disegno politico del paladino del popolo della libertà.
Tra la quarantina di provvedimenti e leggi ad personam che rappresentano il principale lascito politico dei vari governi Berlusconi (leggili tutti qui, elencati da Travaglio), in particolare hanno avuto il merito di facilitare la vita a corrotti e corruttori: il decreto Biondi, la legge sul giusto processo, l'abolizione dell'accusa base di abuso d'ufficio (dalla bicamerale del 97) la depenalizzazione del falso in bilancio, la Ex-cirielli che ha dimezzato i termini di prescrizione, l'indulto Mastella (su iniziativa bipartisan), i vari scudi fiscali.... A completare l'opera mancano solo il processo breve e la legge sulle intercettazioni.
Poi c'è da dire che lo stato in cui versa l'informazione non aiuta: come ha ricordato recentemente un bell'articolo di Guido Tabellini su IlSole24Ore , gli ottimi risultati nella lotta alla corruzione sperimentati dagli Stati Uniti nei primi decenni del secolo scorso e dal Brasile a partire dal 2003 si spiegano anche con il contestuale e progressivo aumento della libertà dell'informazione (attraverso innovazioni tecnologiche e maggior concorrenza tra giornali): essa infatti amplifica il costo "politico" che pagano corrotti e corruttori nel momento della condanna. Certo, affinché questo costo politico abbia il suo peso ci vuole una legge elettorale decente che preveda che il cittadino possa esprimere il voto di preferenza sui singoli candidati, permettendogli così di punire il politico indagato o condannato per reati di corruzione.
Informazione libera e pluralista, una legge elettorale democratica, e una legislazione adeguata...e che sarà mai...
5) ...Ma l'agenda del governo in questo momento non sembra andare proprio in questa direzione: mentre il dibattito è monopolizzato dagli obrobri legislativi predisposti ad uso e consumo del premier, da circa sei mesi ammuffisce in qualche Commissione del Senato il disegno di legge 2156 anticorruzione, licenziato dal Consiglio dei ministri il primo marzo scorso (in campagna elettorale, ndr), e che in pratica predispone un "Piano Nazionale anticorruzione" recependo una serie di principi statuiti nella Convenzione ONU contro la corruzione, firmata dall'Italia nel 2003. Una possibile risposta efficace, ma forse non sufficiente, visto che per esempio il testo non introduce il reato di "traffico d'influenza", o "retribuzione illecita", esistente in molti paesi ma non in Italia, e per cui politici e funzionari possono essere condannati per il semplice fatto di aver accettato regali o soldi (vd la casa di Scajola), ovvero senza che i magistrati debbano appurare con quale atto o con quale favore il politico o il burocrate abbia contraccambiato la gentile elargizione, come invece occorre fare nel nostro paese.
In questi giorni, anche grazie alle pressioni dei finiani, si parla di un'approvazione rapida del ddl anticorruzione, che però appare più un miraggio, vista l'attuale agenda politica, e vista anche l'opinione che hanno nell esecutivo circa l'urgenza della questione. Proprio l'altro giorno il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Augello ci ha tranquillizzato: "A prescindere dal ddl, l'Italia ha una strumentazione repressiva contro la corruzione superiore a quella di molti paesi occidentali". Che altro aggiungere?
Intanto a noi non resta che firmare l'ennesima petizione: "Metti fine alla corruzione", con cui si chiede al Parlamento di fare della lotta alla corruzione una priorità assoluta. Al momento abbiamo firmato in 38753.
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