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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

mercoledì 20 luglio 2011

VIDEOSTORIE Quei dubbi che rimangono

Sono passati dieci anni da quei due giorni orribili da cui tutti uscirono sconfitti. Delle indagini e dei processi che seguirono al G8 di Genova del 2001 ormai conosciamo tutte le sentenze : l'assoluzione di Placanica per la morte di Carlo Giuliani (per la giustizia fu legittima difesa), di recente confermata anche dalla Corte Europea di Strasburgo; le 69 condanne (al lordo però di molte prescrizioni) in secondo grado emesse a marzo e maggio 2010 a carico di agenti e funzionari delle forze dell'ordine per il sanguinolento assalto alla scuola Diaz (in cui tra i molti ragazzi stranieri inermi pestati a sangue rimase coinvolto anche il giornalista inglese Mark Covell) e per i maltrattamenti alla caserma Bolzaneto, luogo in cui per Amnesty International si verificarono gravi violazione dei diritti umani. In secondo grado sono stati condannati anche due ex dirigenti apicali della Polizia di allora, Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola, per induzione alla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova Francesco Colucci nel processo Diaz. Sull'altra sponda, quella dei manifestanti, si sono contate 10 condanne tra i 25 arrestati e accusati di devastazione e saccheggio.
Bene. Insomma. Vabbè.

Però purtroppo non si indagherà mai sul perché si scelse una città ostica e complicata come Genova per un G8 che arrivava nel momento forse più caldo nella storia del movimento No Global, con tutto il suo seguito di facinorosi approfittatori, tipo i black bloc, gente per cui la divisione della città della Lanterna in zone gialle e rosse non era che un caloroso invito a nozze; non si sgombererà mai il campo dai sospetti di infiltrazioni di agenti tra i black bloc; non si farà mai luce sul perché le cariche della polizia venivano sistematicamente dirette contro i manifestanti disarmati (donne e anziani compresi) mentre nel frattempo per tutti e due i giorni del G8 i black bloc e altri facinorosi agivano indisturbati mettendo a ferro e fuoco mezza città; e soprattutto non si farà mai chiarezza sul perchè ad affrontare quella situazione così difficile e delicata furono chiamate giovanissime leve delle forze dell'ordine di 21-22-23 anni, ragazzi evidentemente inesperti e totalmente inadatti a gestire l'ordine pubblico in un ambiente così infiammato e pericoloso. A meno di improbabili rivelazioni di chissà quale cellula deviata dei servizi segreti non lo sapremo mai. Quello che di sicuro sappiamo è che chi gestì in quella maniera sconsiderata (forse volutamente) le proteste in maggioranza pacifiche di decine di migliaia di giovani provenienti da mezza Europa è pur sempre chi ancora oggi ci governa.

Per riportare alla memoria i fatti del 20 e 21 luglio 2001, tra i tanti video emblematici ho scelto il seguente, che, con occhio critico sia verso certi manifestanti che verso certi poliziotti, riaccende in me tutta la frustrazione di quei giorni, incazzato com'ero con chi protestava contro i soprusi dei potenti con la loro stessa violenza e arroganza, incazzato com'ero con chi approfittò di quella stupidità imperdonabile per reagire con una mattanza indiscriminata, incazzato com'ero con chi permise tutto quello scempio di violenza e distruzione, quello scempio di diritti umani e civili violati, quello scempio di una morte cercata e ottenuta con troppa facilità.



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