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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

venerdì 11 febbraio 2011

# Il piccolo mondo di Frattini (e dell'Italia)





Tra le 16 sentenze pronunciate l'otto febbraio scorso dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (ECHR) figura quella relativa al caso "Seferovic vs Italia": Mediha Seferovic è una trentenne bosniaca di origine Rom che ha vissuto gran parte della sua vita a Roma nei campi del Casalino 700 e del Casilino 900. Nel settembre del 2003 diede alla luce un figlio che però morì pochi giorni dopo in ospedale. Portata alla polizia, le fu velocemente notificato un decreto di espulsione in quanto clandestina, con immediato trasferimento nel Centro di detenzione (CPT) di Ponte Galeria in attesa dell'espulsione. Fu però rilasciata dopo poche settimane e non fu più espulsa: difatti la legge italiana proibisce l'espulsione di donne per i sei mesi successivi a un parto. La Seferovic ha adito la Corte di Strasburgo perché ritiene illegittima la sua detenzione a Ponte Galeria, e la Corte martedì scorso, con una sentenza non definitiva, le ha dato ragione e ha condannato l'Italia ad un risarcimento di 7500 euro.
Questo è il genere di casi di cui si occupa la Corte europea dei diritti dell'uomo, cui vengono indirizzati sia ricorsi individuali sia i ricorsi degli Stati che aderiscono alla "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali" e ai suoi protocolli addizionali, ricorsi aventi oggetto presunte violazioni delle disposizioni della suddetta convenzione. La quale tra le altre cose prevede che si possa adire la Corte di Strasburgo soltanto nel caso la questione oggetto del ricorso abbia esaurito tutti i gradi di giudizio previsti dai vari ordinamenti nazionali.
Ora alla luce di tutto ciò immaginatevi una gelida mattina alsaziana di fine inverno, nell'inconfondibile edificio dell'ECHR di Strasburgo i funzionari e i giudici della Corte che si vedono recapitare un ricorso inoltrato dal Ministro degli Esteri italiano per conto del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in cui si ipotizza la violazione della privacy di quest'ultimo da parte dei giudici che indagano su alcune ipotesi di reato che lo vedono coinvolto. Tra le risatine di qualcuno e gli imbarazzi degli italiani presenti, qualche giudice potrebbe mettersi le mani nei capelli, se non altro perché comincerebbe a intravedere il rischio che se gli italiani scoprissero cos'è la Corte europea dei diritti dell'uomo potrebbero cominciare a tempestarla di ricorsi nei quali, appigliandosi ad ogni possibile Convenzione esistente, rivendicherebbero una decente classe dirigente e una decente legge elettorale che possano produrre dei decenti rappresentanti politici, in loco degli indegni, incapaci ed impreparati attuali che manco si sono scelti.
Qualcuno dei presenti poi di straforo potrebbe anche chiedersi com'è mai possibile che in un momento in cui in tutto il Mediterraneo si registrano forti tensioni sociali e politiche - dall'Egitto alla Grecia, dalla Libia all'Albania, dalla Tunisia alla Palestina - il Ministro degli Esteri del paese che per posizione geografica sarebbe il primo ad essere interessato da eventuali ricadute dell'instabilità dell'area, invece di lavorare per ritagliarsi un possibile ruolo di mediatore e interlocutore privilegiato con i vicini paesi (nell'ottica magari di contribuire a fare dell'Italia una potenza geopolitica di riferimento nel Mediterraneo), si occupi delle pruriginose beghe legali/questioni private del suo premier. E chissà questo qualcuno cosa penserebbe se sapesse che in questi giorni così densi di eventi nello scacchiere mediterraneo l'unica altra sortita per cui si potrebbe equivocare che il Ministro degli Esteri italiano faccia il suo lavoro risale a una decina di giorni fa e aveva ad oggetto un carteggio fuori dai normali canali diplomatici col lontano e non certo strategico staterello di Santa Lucia, riguardante gli sconvolgenti fatti di Montecarlo.
Ma d'altronde chi non vive nel nostro piccolo mondo come potrebbe capire?


(Il Ministro degli Esteri il 28 gennaio - nel pieno della rivolta egiziana - scia a Sestola con Tremonti: anche stavolta l'ineffabile è riuscito a fare il turista nel pieno di una crisi internazionale, ma in quest'occasione almeno ha lasciato un messaggio su facebook)


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