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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

venerdì 19 agosto 2011

# Dal celodurismo al cilecchismo

B&B
Troppo indeboliti anche solo per tenere compatti un governo e una maggioranza nati per durare e cambiare il paese, almeno a guardare i numeri e il successo elettorale da cui si erano originati.
Anzi c'hanno la pressione talmente debole che ormai pure i loro partiti-creatura gli sono sfuggiti di mano.
Restii nel riconoscere che la crisi stava minacciando anche noi. Troppa paura di aprire gli occhi.
Incapaci di reagire tempestivamente, al punto di obbligare i nostri partners a ricattarci.
Timorosi all'inverosimile nel prendere le decisioni necessarie: la manovra si è gonfiata piano piano (siamo a 55 miliardi), quasi non ci dovessimo accorgere della reale entità dei sacrifici necessari, e quindi della reale entità della merda in cui l'insipienza della nostra classe politica ci ha dolcemente accompagnato.
Ma comunque tranquilli: niente interventi strutturali, quelli necessari, urgenti, ma spesso troppo impopolari, nel semplice miraggio che basti l'azzeramento del deficit e quindi il rapido raggiungimento del pareggio di bilancio - che invece di per sé da solo non servirà mai a nulla, perlomeno nell'ottica della riduzione del debito pubblico e quindi nell'ottica della soluzione della madre dei nostri problemi.
E troppa paura a toccare gli interessi delle grosse fette di elettorato, dagli ordini professionali ai dipendenti pubblici, e quindi zero possibilità anche solo di dibattere di liberalizzazioni e dell'innalzamento dell'età pensionabile.
Neppure i tagli alla spesa sono così "tagli": quando si può semplicemente si dilazionano i pagamenti (vedi il tfr posticipato di due anni).
E che titubanze e sofferenze a parlar di sacrifici per tutti.
Ma di tutto ciò forse è inutile parlare adesso, visto che chissà alla fine che manovra sarà: bandieruole come sono, e terrorizzati come sono di perdere l'ultimo nocciolo duro di consenso rimasto, faranno un po' di annunci e marce indietro fino a quando il cervello ci si ingolferà e nessuno alla fine saprà mai con esattezza che manovra avranno approvato. Salvo poi fare due conti a fine anno. E con buona pace delle aspettative dei mercati finanziari.

Ergo, adeguando il tenore del presente post al linguaggio attualmente predominante in politica, si sente l'esigenza in questa sede di lanciare un preoccupato allarme: attenzione, i nostri due condottieri, i due che insieme al "terzo" ( la sintesi e il braccio armato dei primi due) tengono le fila del governo e con esse quelle del destino del paese, ce l'hanno moscio. Non gli si alza più come una volta. Peggio: non se lo sentono proprio più. Non sono più gli stalloni della politica italiana. Tutt'altro. Hanno perso ogni barlume di virilità, di potenza, di piglio e di cipiglio. Una disfunzione erettile irreversibile, tombale. Una cilecca permanente. Un default politico-sessuale.
Era destino. Uno del suo membro ne ha fatto una filosofia di vita, un modus vivendi, tra testosterone e bunga bunga dilaganti in ogni aspetto della sua vita; l'altro ce l'ha menata per 20 anni col suo celodurismo, ma oramai con le sue mosce pernacchie e con i suoi insulti urlati ma farfugliati e bagnati di saliva diciamoci la verità è più simile a una medusa ubriaca che a un toro da monta, e finisce per essere più grottesco dei personaggi grotteschi con cui se la prende, che siano nani o ballerine. E tutto forse proprio per colpa della voglia di avercelo duro al massimo nel momento dell'apice della gloria, pure se in un motel, e pure se con una soubrette della tv. Quell'altro invece, dopo il tracollo verticale del fisico, testimoniato negli ultimi mesi anche dalle papi-girls ("ha il culo flaccido", "sta più di là che di qua"), di recente ha ricevuto duri colpi anche alla sua autostima, a causa di sentenze sfavorevoli, indagini infamanti, responsi elettorali impietosi, figuracce senza soluzione di continuità non appena mette il naso fuori di qua, nella realtà, quella vera, quella oltreconfine. E così ora si fa vedere sempre più di rado, sempre più molle e raggrinzito, proprio come raramente e titubante esce dalla patta dei pantaloni il brandellino di carne di un timido minidotato.
Attenzione: dopo gli anni rampanti del celodurismo, ora siamo al crepuscolare cilecchismo. Non ci sono più pompette che tengano. E la prossima fase è la cateterizzazione.


Gli albori del celodurismo

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