(Don Chisciotte - ritratto di Gustave Doré)
B. non parla e non si fa vedere da giorni (l'ha fatto stasera, ma solo con una nota: la faccia in queste ore non ce la mette proprio). E ti credo. Nel giro di un week-end gli è arrivato un uno-due terrificante. Una batosta.
Prima la sentenza d'appello sul Lodo Mondadori con la condanna a risarcire la Cir di De Benedetti con 560 milioni di euro per i fatti di corruzione giudiziaria risalenti al 1991: la condanna è l'ennesima riprova dell'impotenza di Berlusconi di sfuggire completamente alla legge, nonostante anche in questa legislatura abbia monopolizzato quasi tutto il dibattito e l'attività politica sulle sue questioni personali.
Poi tra venerdì e lunedì c'è stato il tonfo di Piazza Affari, con lo spread che ha raggiunto livelli record, e con la dilagante sensazione che l'Italia fosse "sotto attacco" (così si sono espressi alcuni media e alcuni politici) da parte degli speculatori, il che ha gettato più di un'ombra su quell'unica piccola parte di tutta l'azione di governo degli ultimi tre anni che sembrava salvarsi. Ovvero la famigerata tenuta dei conti, della stabilità della finanza pubblica, garantita a discapito di qualsiasi politica di crescita e a suon di tagli del welfare, della scuola, della sanità, degli enti locali e di un po' tutto il settore pubblico.
La turbolenza verificatasi nelle scorse ore con la corsa al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato italiani - che indica una maggiore incertezza circa la solvibilità futura dello Stato italiano - non può che ascriversi almeno in parte anche alla scarsa fiducia dei mercati internazionali di cui gode chi tiene la barra del timone e i cordoni della borsa nel nostro paese. Una manovra seria e realmente incisiva (leggasi: che prevedesse interventi strutturali e senza scaricare la maggior parte degli oneri oltre la data-orizzonte del 2013, ovvero sul prossimo governo) forse sarebbe bastata ad evitare quest'ondata di tentazione di speculazione sul nostro paese.
Forse si sarebbe potuto intervenire prima. Ma l'economia e lo sviluppo, nonostante gli italiani sembrino pensarla diversamente, non sono prioritarie. Ancora pochi giorni fa B. ripeteva che il governo rimane al suo posto perché c'è da portare avanti la riforma della giustizia, quella dell'architettura istituzionale e quella del fisco. Punto. Altro all'ordine del giorno da qui al 2013 non c'è. E a proposito di giustizia, cercando su google "Berlusconi+Don Chisciotte", per ironia della sorte uno dei primi risultati è un articolo di Repubblica del novembre 1995 in cui Berlusconi reclamava di non essere un Don Chisciotte e di non voler tornare subito alle elezioni (c'era il governo Dini dopo l'uscita della Lega dal primo governo Berlusconi) ma di voler porre in cima all'agenda politica la riforma della giustizia e la riforma elettorale. La legge elettorale effettivamente 10 anni dopo ce l'avrebbe fatta a cambiarla, in peggio ovviamente.
Invece evidentemente i mulini a vento erano proprio quelli della giustizia: 17 anni e ancora continua a puntarli.
Un Cavaliere che va alla battaglia, che impugna la sua lancia ma va alla carica da solo e contro tutti, o contro il nulla.
Un Cavaliere sfigato, che malgrado si adoperi per il bene suo e di tutta la sua santa schiera ( o perlomeno malgrado creda di adoperarsi per questo) non riesce a pararsi più di tanto il culo, e di conseguenza pare sempre più incapace di pararci il culo a tutti noi. Che sia l'ironia del destino? Magari un giorno sarà chiaro che B. ha smesso di piacere agli italiani nel momento in cui è sembrato smettere di riuscire a sfuggire alla legge..
Un Cavaliere ridicolo che vede ovunque nemici immaginari : i comunisti, i giudici comunisti, i giornali comunisti, la stampa internazionale bolscevica etc....
“Berlusconi è un Don Chisciotte che riesce a convincere gli altri che non sta combattendo contro i mulini a vento. Ha un po' troppe ossessioni: il comunismo, la magistratura... Ristabilire alcune verità, ed avere un maggior equilibrio nell'analisi delle vicende, farebbe bene a tutti".
Tuttavia oggi la situazione è tale che il paragone è ancora più calzante.
E decisamente più malinconico.
Anzitutto il nostro Don Chisciotte è uomo molto ricco e potente, e quindi c'è tutta un'organizzazione che si adopera per assecondare le sue fantasie e i suoi desideri, creando un mondo artefatto, quando non al contrario. In questo B. è più fortunato del personaggio letterario. Una enorme Disneyland, un redivivo Truman Show, i cui ingranaggi sono il suo partito, che lo fa sentire leader politico, la sua claque, che lo fa sentire un eroe ai suoi comizi e fuori dal Tribunale di Milano, le sue televisioni, che lo fanno sentire un leader appropriato ed amato, e il team Fede-Mora-Minetti, grazie al quale può sentirsi ancora un torello.
Quando B. ci vendeva le sue promesse, con la sua squadra vincente, col suo programma-contratto, con i proclami sul suo partito etc, io sono sicuro che almeno in parte era in buona fede; era veramente convinto di riuscire a governare il paese per il bene del paese, molto più facilmente di quei comunistacci politicanti fin dalla nascita.
Ora dopo tutta la legislatura 2001-2006, e dopo metà dell'attuale, sappiamo che nonostante roboanti risultati elettorali e l'appoggio di solide maggioranze il berlusconismo in realtà è un movimento impotente, una cilecca continua su tutta la linea. Di amplessi riformisti non se ne è mai vista l'ombra. Neanche di preliminari. Oramai neanche le punture di viagra responsabile lo potrebbero resuscitare. E neppure dentro casa sua c'è traccia di un qualche misero risultato: non appena il capo è sembrato in discussione, il grande partito liberale si è sciolto come un cono gelato da due euro spiaccicato sull'asfalto cocente sotto il sole d'agosto.
B. ha interpretato ed incassato i sonori messaggi giuntigli dagli elettori nelle amministrative e nella consultazione referendaria in modo alquanto originale: stando ai fatti pare che gli elettori italiani non gli abbiano chiesto null'altro che di nominare un nuovo segretario per il suo partito, e magari di ritoccare ( =allargare ancora un po') il suo esecutivo. Queste le mosse in reazione alle batoste elettorali. Più Don chisciottesco di così..
Dopo la moglie, l'allenatore, gli ex alleati, ormai è stato abbandonato anche da industriali e prostitute. Pure il fido Sancio Fede gli tramava alle spalle pur di raggranellare qualche euro. Ormai in molti si sono accorti del mondo irreale in cui egli vive.
Negli ultimi sei mesi tra le altre cose ha perso la leadership europea nelle relazioni con la Libia, le elezioni amministrative e i referendum. In questa stagione ha vinto solo uno scudetto, ma il Milan quest'anno ha vinto soprattutto per mancanza di concorrenza all'altezza...insomma proprio come a Silvio solitamente piace vincere...ma non può essere così per sempre. Gli avversari a volte sono veri, e a quanto pare basta già questo.
Le cricche e gli apparati che si muovono nella sua ombra sembravano efficaci e vincenti. Fin quando non li hanno scoperti. Ma anche qui....tutta la struttura Delta per combattere la partita vitale del potere televisivo!!!....Un'altra battaglia contro i mulini a vento: la tv è morta, le giovani generazioni (sotto i 30 anni) non la guardano più. In pochi anni la tv generalista sarà estinta. Eppure favorire Mediaset a danni della Rai è ancora una missione prioritaria. Un imprenditore che ci vede lungo già da anni avrebbe scaricato il tubo catodico per giocarsi la partita di internet e delle telecomunicazioni.
Allo stesso modo B. ancora crede foriera di successi una politica talebana, oscurantista, filo-vaticanista, illiberale: le sue schiere in Parlamento quasi ce l'hanno fatta ad approvare una legge sul biotestamento con cui diventeranno carta straccia le dichiarazioni e le volontà dei pazienti, escludendo peraltro la sospensione di alimentazione ed idratazione forzata. Insomma l'ultima parola sarà sempre e comunque quella del medico. Insomma una legge anti-costituzionale, e un bel passo indietro, degno del paese incivile e barbaro che il berlusconismo ci sta lasciando. E un bel regalo al Vaticano. Peccato solo che quasi il 70% degli italiani abbia orientamenti molto diversi da quelli espressi dai loro rappresentanti in Parlamento. Ma nel mondo cervantesco di B. era questa la cosa giusta da fare.
..E' proprio questo il problema di questa saga: come scrive la Treccani Don Chisciotte, facilmente entusiasmabile, con ingenuità o spavalderia muove alla difesa di cause assurde o d’ideali irraggiungibili.
Poco male se alle sue battaglie irreali, a quegli obiettivi assurdi Don Chisciotte trascinava solo Ronzinante e Sancio Panza.
Nel caso di B. è un po' diverso. Gli esiti tragicomici delle sue velleitarie iniziative sono (ancora) tutti per noi.
Nessun commento:
Posta un commento