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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

mercoledì 2 marzo 2011

VIDEOSTORIE Butti presentimenti sul futuro della Rai

Il senatore del Pdl Alessio Butti, membro della Commissione di Vigilanza Rai, ha l'ingrato compito di essere il relatore di quell'atto di indirizzo sul pluralismo in Rai che già tante polemiche ha scatenato. Nella precedente versione della bozza dell'atto tanto agognato dal Pdl, presentata un mese e mezzo fa, Butti aveva esposto la famosa proposta del blocco di una settimana per ogni argomento trattato in un talk-show, così che se per esempio il lunedì Vespa affrontasse il Rubygate il prossimo a poterlo fare avrebbe potuto essere Floris ma non il giorno dopo bensì il martedì della settimana successiva. La nuova formulazione del provvedimento che Butti ha elaborato e che ieri ha presentato mira proprio a correggere il tiro dopo le scontate polemiche piovute da ogni parte e dopo gli increduli punti interrogativi che la proposta ha suscitato sulle modalità con cui si intende garantire libertà e pluralismo dell'informazione in Rai. Il guaio però è che per andare oltre il mono-approfondimento settimanale quelli del Pdl hanno concepito un sistema ancor più surreale: illustrando la bozza, il senatore Butti ha spiegato con un riferimento esplicito e diretto che l'andare sempre in onda il martedì e il giovedì in prima serata a suo modo di vedere costituisce una rendita a favore di alcuni conduttori (Floris e Santoro, se c'è bisogno di specificare..). Quindi, secondo Butti e secondo la filosofia dell'atto di indirizzo, come riferisce Repubblica, per evitare il determinarsi "di una evidente posizione dominante da parte di alcuni operatori dell'informazione rispetto ad altri", la Rai dovrebbe "sperimentare l'apertura di altri spazi informativi affidati ad altri conduttori, da posizionare negli stessi giorni alla stessa ora sulle stesse reti e con le stesse risorse esistenti secondo una equilibrata alternanza settimanale". In sostanza nascerebbe il talk-show a targhe alterne, così come lo ha definito la deputata Fli Flavia Perina. A parte la totale e malcelata malafede di chi esplicitamente si riferisce a Santoro e Floris dimenticando gli altrettanto faziosi Vespa e Minzolini - quest'ultimo un gravissimo caso di parzialità e violazione del pluralismo visto che conduce non un talk show ma un telegiornale, quello della rete ammiraglia - non possono non suscitare atroci dubbi le tante assurdità insite in una tale strampalata idea: per esempio chi darà il patentino "politico" ai vari giornalisti-conduttori? Ovvero chi deciderà chi è di destra e chi di sinistra? E su quale base? E se un giornalista è del terzo polo chi gli si contrapporrà la settimana successiva? E chi traccerà il confine con cui si stabilirà quali saranno i programmi che saranno sottoposti a tale regolamentazione e quali no?
Ammettendo che per puro caso si trovino delle risposte a questi interrogativi, è evidente che se una tal norma venisse mai approvata e entrasse in vigore nel nostro servizio pubblico radiotelevisivo, ci troveremmo di fronte a un caso unico al mondo. Una vera e propria buffonata che tradirebbe soltanto l'infantile "revanscismo" dei berluscones contro quella parte di servizio pubblico su cui ancora non sono riusciti a mettere le mani. Quei programmi così loro avversi. Così evidentemente faziosi - eh sì, perché c'è poco da dire sul fatto che sono faziosi. Tanto faziosi che si assumono il ruolo di fare l'opposizione che l'opposizione non fa. I cui conduttori sono palesemente di sinistra, post comunisti o semplicemente antiberlusconiani fino alla morte. Sì. Faziosi. Ma palesemente, e senza la pretesa di essere la voce più istituzionale, asettica, equidistante e corretta dell'informazione del servizio pubblico. Non sono certo Annozero, Report e Ballarò che tradiscono i telespettatori, i cui soldi destinati al canone secondo qualcuno sarebbero l'alibi per una par condicio chirurgica; a tradirli è prima di tutto il Tg1, che amplificando la tendenza di quasi tutti i tg nazionali, e come ha documentato la stessa Agcom, quella tanto evocata par condicio negli ultimi due anni e mezzo non l'ha praticamente mai rispettata. E non di poco. Ma ciò non è rilevante, e il tanto atteso atto d'indirizzo sul pluralismo non intaccherà minimamente i meccanismi così ben oliati della macchina minzoliniana.
L'atto invece deve assolutamente e in qualsiasi modo statuire la regola ferrea dell'ottuso cinquanta e cinquanta non appena si parli di politica e non appena si manifestino opinioni, una regola che dovrebbe rappresentare e garantire tutti gli italiani che pagano il canone ma che in realtà non rifletterebbe che l'ottusa testardaggine con cui il partito del predellino si arrabbatta nel fare contento il suo padrone - cui in questo periodo evidentemente certi sputtanamenti in primetime non vanno proprio giù - e che soprattutto produrrebbe la più pesante lottizzazione della storia della Rai, che pure di lottizzazioni feroci ne ha vissute parecchie, ovvero la lottizzazione dei palinsesti. Mai si era arrivati a tanto.
Tra l'altro se la norma dei talk show a conduzione alternata entrasse in vigore in Rai, nell'assegnare gli spazi di conduzione equamente tra le forze politiche, si privilegerebbe come qualifica discriminante l'orientamento politico del conduttore alla sua bravura, capacità, esperienza. E così facendo, organizzando in tal modo i palinsesti, si finirebbero per affossare rapidamente alcuni dei più importanti programmi di successo (di ascolto e quindi di introiti pubblicitari) della Rai, contribuendo a quel processo di distruzione dell'azienda di Viale Mazzini in atto già da tempo. Eh già, perchè alla fine il telecomando ce l'hanno pur sempre in mano i telespettatori, che preferiranno sempre una qualità genuinamente faziosa ad una imparziale mediocrità o ad una faziosità imposta per legge.....Chissà per esempio quanti ascolti farebbe Annozero condotto da Santoro un giovedì e un Annozero condotto da Paragone un altro giovedì.
E oltre che il telecomando, sempre più italiani hanno anche un mouse per informarsi, anzi, per cercare una qualità dell'informazione all'altezza delle proprie aspettative. L'atto di indirizzo sul pluralismo targato Pdl finirebbe quindi solo per indirizzare gli utenti altrove, e la Rai verso il definitivo fallimento, perseguendo una lottizzazione delle voci e delle opinioni il cui spirito è assolutamente opposto a quello assaporato in quello sprazzo di genuino buon senso balenato come un fulmine a ciel sereno nella serata finale di Sanremo, grazie allo sfogo improvviso di Luca Bizzarri, forse anche lui vittima insieme al suo collega del clima pesante che aleggia sulla tv pubblica, e mascherato da un politically correct ottusamente e chirurgicamente bipartisan, a tal punto da diventare sospetto (nel clip dal minuto 02:30).


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