Va bene che a Roma nevica seriamente una volta ogni 30 anni e quindi non è che si può avere un vasto parco di automezzi spazzaneve e spargisale, e che neanche si può pretendere che i romani abbiano tutti le catene a bordo o le gomme termiche o siano avvezzi a performance di guida sicura sulla neve e sul ghiaccio; passi anche che il casino di venerdì 3 febbraio fosse inevitabile con un sindaco capacissimo di intrallazzare con Ama, Atac e tassisti (salvo poi ricevere in cambio solo ingratitudine, visto che gli “amici” venerdì e sabato non si sono visti in giro) quanto incapace di gestire una piccola emergenza neve seppure, checché ne dica, ne fosse più che informato visto che ha fatto in tempo a chiudere le scuole (anzi l'attività didattica).
Quello che non si può accettare è l'incivile ed egoistica paura di molti romani che sabato mattina, svegliatisi sotto una coltre di neve, scenario per loro più che inusuale, hanno fatto 1+1 e conoscendo lo stato della viabilità e dei trasporti italiani sono corsi al mercato e al supermercato, laddove aperti e funzionanti, a fare incetta di qualsiasi bene di prima necessità per essere coperti per una settimana intera, manco ci fosse il coprifuoco nucleare. In modo che le persone non autonome, o quelli che si sono alzati tardi, o quelli che magari per prima cosa hanno pensato a spalare ghiaccio e neve da strade e marciapiedi - per la sicurezza loro ma anche per quella degli altri - quando poi si sono accorti di essere affamati, e si sono ricordati di dover fare la spesa, hanno trovato gli scaffali vuoti e sono rimasti a secco di generi alimentari anche solo per avere di che mangiare fino a lunedì. Così questo weekend a Roma c'era chi era rifornito di tutto, e magari anche bello riposato, e chi invece è dovuto andare a cena fuori o da amici, o è rimasto senza pane e latte per fare almeno la colazione.
E' stata senz'altro questa la vera nota stonata di questo week-end surreale romano, almeno dal punto di vista "umano": una corsa alle scorte infischiandosene degli altri che ha ricordato un po' i passeggeri che si accalcavano uno sull'altro sulla Costa Concordia per assicurarsi un posto in scialuppa, fregandosene di anziani, donne e bambini. Solo che lì almeno un rischio reale c'era, a giustificare l'istintivo egoismo che assale gli uomini di fronte alla paura. E così se almeno sulle consolari e sul raccordo i romani si aiutavano l'un l'altro per rimettere le macchina in carreggiata e sbrogliare da soli quel gran casino per tornarsene tutti a casa, in città è andata di scena l'ennesimo requiem per quello che si può chiamare rispetto per il prossimo, o senso civico.