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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

lunedì 30 maggio 2011

# E ora sotto con i referendum





Fino al primo turno Berlusconi era stato molto chiaro, legando l'esito del voto delle amministrative al futuro di questo governo. Quello di Milano doveva essere "un test politico nazionale" che il Cav. contava di vincere con una strategia di sicuro successo: "Il voto a Milano sarà un referendum sui pm" spiegava. Da Napoli invece aveva tuonato: "E' importante che la sinistra venga sconfitta a Napoli e a Milano perché da questo risultato prenderà forza il governo nazionale".

Oggi invece , nonostante la batosta clamorosa ricevuta non solo a Milano e a Napoli, ma anche a Torino, Bologna, Trieste, Cagliari Novara, Rimini, Pordenone, Grosseto e Crotone, senza dimenticare le ex roccaforti Gallarate e Arcore, (con un risultato complessivo che vede prevalere nettamente il centrosinistra nei comuni capoluoghi di provincia per 22-8 e nelle province per 7-4), e mentre dalla maggioranza ci si affretta a puntualizzare che il governo non è assolutissimamente in discussione, Berlusconi, visibilmente risentito, ha mostrato di avere le idee molto chiare su chi pagherà le conseguenze di questo risultato:

"Penso che a Napoli si pentiranno tutti moltissimo", "Invito i milanesi a pregare il buon Dio che non gli succeda qualcosa di negativo", poiché gli altri che hanno vinto "si improvviseranno in un mestiere che non hanno mai fatto".

Quindi i problemi ora sono tutti per i milanesi ed i napoletani che, scegliendosi i propri nuovi sindaci nella speranza di un'inversione di rotta rispetto al passato, stavolta i guai se li sono andati a cercare davvero. Sono avvisati.

Dal canto suo invece Berlusconi si tira fuori, nonostante lui stesso per primo avesse investito il voto delle amministrative di un significato nazionale, e nonostante sul risultato possano aver influito alcune leggere sbavature del governo targato Pdl-Lega, un governo che, tra scandali, defezioni e compravendite ormai va avanti grazie ad un manipolo di spudorati politicanti di quart'ordine (i responsabili), tradendo un costante disprezzo per le istituzioni e le regole democratiche; un governo che boicotta il referendum sul nucleare ammettendo impunemente di voler bypassare lo scoglio della volontà popolare perché c'è chi può decidere in vece degli italiani; un governo che si dimostra completamente incapace di far valere l'interesse nazionale e di difendere il prestigio dell'Italia su tutti i fronti della scena internazionale, dai tentennamenti sui migranti e sulla missione in Libia, alla miopia su quanto sta accadendo altrove - per esempio in Siria, dove l'instabilità è già foriera di conseguenze che colpiscono gli italiani, attaccati nel vicino Libano - dalla vergogna di una poltrona di Ministro per le politiche comunitarie vacante da quasi 7 mesi, agli impegni non mantenuti nell'ambito della cooperazione (l'ultima è l'esclusione dell'Italia dal Fondo globale per la lotta all'Aids). E soprattutto, al netto dei tagli che stanno sì garantendo la tenuta dei conti pubblici ma stanno anche smantellando lo stato sociale, l'azione del governo piuttosto che sulle pressanti questioni economiche è parsa decisamente sbilanciata sui provvedimenti della giustizia ad personam che evidentemente non appassionano proprio gli italiani, che sono alle prese con un quadro economico deprimente (senza crescita e senza uno straccio di prospettiva di crescita) per colpa di quella crisi economica che fino a ieri a detta dei nostri governanti non era stata poi così grave in Italia, mentre invece oggi rispunta come spiegazione della debacle della maggioranza.

Quindi, proprio a voler cercare un significato nazionale nel voto di oggi, si potrebbe dire che napoletani, milanesi e molti altri italiani da nord a sud forse - ma dico forse - nell'esprimere la loro preferenza (o nella decisione di astenersi) hanno tenuto conto anche di tutto questo, e hanno voluto difendere le istituzioni e un'idea della politica diversa da quella "privatistica" attualmente dominante, anche perché c'è da dubitare fortemente che coloro che ieri e oggi hanno votato Pisapia e De Magistris fossero tutti "rossi" o giustizialisti". Insomma un voto di protesta bello e buono. Ma Silvio fa orecchie da mercante e coglie piuttosto la follia che ha contagiato la maggioranza di milanesi e napoletani.
Forse ancora non ha capito. Ma tanto tra due settimane gli facciamo un ripassino.

Vota Si al referendum sul legittimo impedimento

vota si al referendum sulla privatizzazione dell'acqua

vota si al referendum sul nucleare

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