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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

venerdì 11 marzo 2011

# Il primato della volontà popolare

Berlusconi lo dice spesso: lui ha il consenso del popolo italiano, e quindi deve poter governare fino alla fine naturale del suo mandato, succeda quel che succeda, scandali o non scandali, con maggioranze più o meno solide; di conseguenza qualsiasi ipotesi alternativa al suo governo non sarebbe che un sovvertimento della volontà popolare di cui lui è prima espressione. La volontà popolare quindi è al centro delle rivendicazioni della legittimità a governare del premier, e quindi non può che essere il faro dell'azione di governo.

Per esempio, fiutando il crescente fastidio di parte dell'elettorato femminile nei confronti della mortificante immagine della donna che fuoriesce dalle vicende private del premier su cui indaga la procura di Milano, il governo ha pensato bene di interpretare quel malcontento approvando il disegno di legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa o a partecipazione pubblica, provvedimento secondo il quale a partire dal 2015 i cda dovrebbero essere composti per il 30% da donne. Insomma l'obiettivo è imporre per legge la parità di genere, anzi una minore minoranza di genere, visto che si impone una quota di un terzo, quasi che di più sarebbe chiedere troppo. Ma d'altronde le quote rosa devono essere esattamente ciò a cui pensavano le donne quando sono scese in piazza a rivendicare la loro dignità.

Sono arcinote le disfunzioni della giustizia italiana, caratterizzata da una proverbiale lentezza da record nell'applicazione di norme peraltro spesso farraginose (in media per una sentenza civile di primo grado ci vogliono più di 1000 giorni); il che rende il nostro sistema giudiziario uno dei più inefficienti al mondo. Per esempio il Rapporto Doing Business 2011 della Banca Mondiale piazza l'Italia al 157esimo posto su 183 nella classifica dei paesi in base alla certezza del quadro giuridico e al rispetto dei contratti, e su una performance così negativa incidono proprio i tempi siderali per la risoluzione delle controversie civili, che quindi rappresentano degli oneri aggiuntivi per lo Stato e delle inefficienze che gravano sui cittadini e sulla libera iniziativa delle piccole imprese nostrane, e che hanno evidenti ricadute negative anche sugli investimenti esteri, pesantemente disincentivati ad affluire in Italia. Di conseguenza il governo del premier che incarna la volontà popolare come Gesù incarnava il Padre ha dato il via libera alla riforma epocale della giustizia, di cui beneficeranno tutti i cittadini. Quando essa entrerà in vigore - tra molto tempo, o forse mai - la giustizia italiana finalmente sarà più giusta ed efficiente, non tanto grazie ad innovazioni condivisibili (separazione carriere e responsabilità civile dei giudici), ma sicuramente grazie a novità come l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado o il venir meno dell'inamovibilità dei magistrati, e soprattutto grazie all'intrusione ufficiale della politica nel sistema giudiziario, nella formazione dei due Csm che verranno (uno per i giudici e uno per i pm),così come nella composizione della nuova "Corte di disciplina" che avrà appunto funzioni disciplinari all'interno della magistratura, così come nello stabilire quando sarà valido il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Quando la riforma sarà in vigore e potrà sprigionare tutti i suoi benefici per i cittadini, allora sì che i processi si velocizzeranno e si svuoteranno le carceri piene di detenuti in attesa di giudizio.... Sicuramente.

L'esecutivo che con tanto amore si fa carico della volontà popolare ha fissato la data per i referendum su legittimo impedimento, privatizzazione dell'acqua e nucleare al 12 giugno 2011: quindi niente election-day, ovvero niente accorpamento con le amministrative il cui primo turno si svolgerà il 15 maggio. Maroni ha giustamente spiegato che quella di tenere distinte le due tornate elettorali rappresenta una tradizione nella storia politica italiana, senza però approfondire il perché, ovvero che è sempre stato così per il malcelato intento dei vari governi di turno di boicottare le consultazioni referendarie, che per definizione sono sempre delle grandi scocciature per chi governa, e che se calendarizzate da sole, a scuole chiuse e nel pieno della bella stagione fanno sempre molta fatica a raggiungere il quorum necessario per la loro validità. La rinuncia all'accorpamento di amministrative e referendum, oltre a rischiare di compromettere questi ultimi, costerà 300 milioni di euro alle casse dello Stato. Ma d'altronde è questo che vuole il popolo: pagare per contare di meno.

Infine, siccome il 77% degli italiani (72,8% a gennaio secondo Eurispes) è favorevole ad una legge che riconosca legittimità e valore alle volontà dichiarate dal malato in merito ai trattamenti cui si intende sottoporre nel fine-vita, i primate della volontà popolare, liberali e attenti come sono a tutte le più diverse sensibilità, recependo le varie istanze provenienti dai diversi settori della società civile, si apprestano a votare una legge che di fatto renderà ininfluenti le dichiarazioni e le volontà del paziente, del cui corpo disporrà nel nome della legge il medico, che sempre in nome della legge non potrà mai sospendere alimentazione ed idratazione forzata.
In questa faccenda è entusiasmante osservare come della volontà di circa tre quarti del popolo italiano si erga a rappresentante anche il Pd, che di fatto non ostacola convintamente e quindi non ostacolerà l'approvazione del Ddl Calabrò. Sul Parlamento splende la grazia divina, e il Vaticano ringrazia. Amen.



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