Ha detto bene oggi Umberto de Giovannangeli su Limes online:
"Di fronte alle immagini dei commandos israeliani che aprono il fuoco sul ponte della nave della Freedom Flotilla, è impossibile, anche per il più strenuo difensore dello Stato ebraico, parlare di diritto di difesa, di pericolo immanente. Quelle navi portavano aiuti umanitari, non armi. E l'eventuale resistenza opposta dagli assaliti non può giustificare la reazione assolutamente spropositata dei soldati di Tsahal. E tutto questo in acque internazionali. Per Israele è un'onta destinata a durare nel tempo".
L'Ue si è fatta subito sentire: l'Alta Rappresentante dell'Ue per gli affari esteri, l'inglese Catherine Ashton, in mattinata si è detta “profondamente angosciata per la perdita di vite umane in conseguenza dell'operazione militare israeliana”, e ha affermato:
Ma l'isolamento di Israele stavolta è totale: non solo ora deve fare i conti con i forti attriti con la Turchia - una volta unico partner di Israele nell'area mediorientale - e ovviamente con tutto il mondo musulmano, ma anche con le critiche provenienti da molte cancellerie europee e con quelle espresse da Ban Ki Moon, il segretario generale dell'Onu, che si è detto "sconvolto" per l'accaduto. E la stessa solidissima amicizia/alleanza con gli Usa è ai minimi storici: un Obama gelido al telefono ha fatto pressioni su Netanyahu affinché si faccia chiarezza al più presto su quanto accaduto.
E quindi? Chi ha preso le difese della scellerata azione militare israeliana?? Tranquilli, ci ha pensato il nostro sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica:
"Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico. [...] Possiamo discutere sulla reazione israeliana ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda."
D'altronde lui almeno ha detto qualcosa: Frattini al solito è come se non parlasse (oggi ha vaticinato: "Israele deve dare una spiegazione, anche se l'Italia rimane il suo miglior amico in Europa"...), Berlusconi invece è stato uno dei pochi leader di governo a tacere completamente..forse distratto, forse imbarazzato.
E poi c'è il buon Feltri che, in leggera controtendenza, sul suo prestigioso Il Giornale oggi titola in prima pagina a grandi caratteri: "Israele ha fatto bene a sparare".
Al momento ancora nulla di ciò che è accaduto è chiaro, ed è probabile che su quelle navi qualche pacifista “anomalo” e poco pacifista ci fosse veramente, anche se è difficile credere che abbiano addirittura aperto il fuoco per primi. Intanto stanotte ancora non si hanno notizie di alcuno dei 700 attivisti arrestati dagli israeliani sulle sei navi..
Fatto sta che, se non per alcuni nostri eccentrici sottosegretari e direttori di giornale che amano sparare cazzate, per tutti quanti ciò che è accaduto all'alba di ieri è stato un grosso autogol del governo israeliano, ed anche un grosso regalo ad Hamas. Come già sottolineato in questo blog relativamente ad un altro recente grave caso ma a parti invertite, in quella che ormai è soprattutto una lenta guerra di stillicidio mediatico a fronte di uno stallo totale nelle negoziazioni e nel processo di pace, Hamas e Tel Aviv (che per fortuna non sono il popolo palestinese e il popolo israeliano) procedono più che a passi avanti a passi indietro, nel senso che ogni nefasto autogol dell'uno è l'unico "passo avanti" (ma solo verso il martirio) che riesce a fare la controparte. Segno di una situazione in terra palestinese estremamente intricata e lontanissima dal poter dare speranza per una soluzione prossima che possa essere pacifica e condivisa.
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