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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

martedì 22 giugno 2010

# Orizzonti temporali diversi

Oggi l'Osservatore Romano con un pezzo dal titolo "L'onnipotenza (presunta) del narratore" si scaglia pesantemente contro lo scrittore e poeta (e Nobel per la letteratura) José Saramago, scomparso venerdì scorso alle Canarie, e che il giornale del Vaticano ricorda come un "populista estremistico" con una mente sempre uncinata "da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava".
Insomma un pesante affondo, sferrato però contro chi non c'è più.
C'è chi definisce questo anatema post-mortem dell'Osservatore poco elegante e tardivo, però che diamine anche noi dobbiamo metterci nei loro panni: solo tre settimane fa per esempio il Papa ha garantito che l'Inferno per i preti pedofili sarà più duro che per gli altri, ed era stato così convincente che quasi quasi tutti quanti per un attimo abbiamo compreso il motivo per cui non bisogna infierire su quei poveri preti peccatori che hanno di fronte un'eternità di atroci sofferenze.
Il punto è proprio questo: noi quelli d'Oltretevere non li capiamo perchè abbiamo un orizzonte temporale troppo limitato. La differenza è tutta qua.

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