Che la relazione tra il potere politico ed internet sia complicata e non univoca lo si può evincere osservando, attraverso due notizie delle ultime settimane, le iniziative legate al web intraprese dal Presidente democratico della più grande democrazia del pianeta.
A metà giugno si è venuto a sapere che l'amministrazione Obama sta facendo molti sforzi -e pare che sia già piuttosto avanti - nel tentativo di sviluppare una tecnologia che consenta l'utilizzo di internet e di reti di telefonia mobile da parte di ribelli e insorti in paesi governati da regimi dittatoriali invisi agli Usa senza che i ribelli vengano scoperti, o le loro reti oscurate. In pratica si tenta di inventare una tecnologia che permetta la fruizione di una rete telefonica e internet parallela, sicura, inattaccabile dai governi osteggiati, che così assurgerebbe a prezioso strumento per alimentare e rafforzare il fronte dei dissidenti, sia sul piano della circolazione delle idee sia sul piano operativo, permettendo un'organizzazione più funzionale. D'altronde la primavera araba in Tunisia ed Egitto ha dimostrato quanto ormai sia fondamentale ed imprescindibile il web per un efficace coinvolgimento di grandi masse. Nello specifico il progetto di stealth internet, per le cui ricerche come rivelato dal New York Times sono stati stanziati due milioni di dollari, al momento pare constare di periferiche di dimensioni delle classiche valigette che potrebbero coprire vaste aree con un segnale wireless protetto e invisibile per le autorità locali, altrimenti facilmente in grado di bloccare la rete così come tutte le altre telecomunicazioni. Si pensi all'importanza che tale infrastruttura segreta dell'etere potrebbe avere in paesi come Iran, Siria e Libia. Grazie a questa nuova tecnologia gli Usa potrebbero contribuire a rafforzare la rete dei ribelli contro i regimi totalitari con uno sforzo minimo e con dei costi tutto sommato irrisori. Un ottimo esempio di sfruttamento delle infinite potenzialità e ricadute positive di internet.
Ma l'amministrazione Obama non sembra sempre apprezzare il potere comunicativo e la libertà di internet: per esempio proprio non tollera le rivelazioni esplosive raccolte e pubblicate da Wikileaks, che lo scorso inverno in quattro e quattr'otto ha messo alla berlina i governi di mezzo mondo (e che peraltro sta per rivelare nuovo scottante materiale in grado di mettere seriamente in imbarazzo il governo statunitense). E difatti non accennano a smorzarsi i tentativi dell'amministrazione americana di incriminare Julian Assange con l'accusa di violazione di segreto di stato, per portarlo in tribunale. Il tutto mentre Bradley Manning, l’analista dell’intelligence Usa sospettato di aver trafugato migliaia di documenti riservati a favore di WikiLeaks, attende in un carcere militare una corte marziale che potrebbe condannarlo al carcere a vita per il reato di intelligenza con il nemico.
Inoltre è di pochi giorni fa la notizia della proposta di legge del senatore democratico Joe Lieberman intitolata "Protecting Cyberspace as a National Asset Act” (PCNAA), che prevederebbe in linea teorica la possibilità che il Presidente degli Stati Uniti possa mettere in atto “misure di emergenza a breve termine” per proteggere le reti internet americane da possibili attacchi. Il Presidente avrebbe così la facoltà di dichiarare lo stato di “cyber-emergenza nazionale” e di obbligare le aziende private che operano con la rete ad adeguarsi alle sue decisioni. Tra queste anche la richiesta di sospendere le connessioni fino a 30 giorni. (da Skytg24)
Ci si può facilmente immaginare quali siano state le reazioni degli attivisti della rete di oltreoceano....I detrattori della proposta sospettano in particolare che, se una tale norma entrasse in vigore, con la scusa della sicurezza nazionale si potrebbe aprire la strada ad interventi mirati contro singoli siti, ed il primo della lista sarebbe proprio Wikileaks. Ma probabilmente è la sola possibilità che il web possa essere spento su decisione di un singolo uomo a sembrare raccapricciante per chi difende la libertà di internet.
Insomma la sensazione è che alla Casabianca con una mano si aizzi il web contro i governi "cattivi", mentre con l'altra lo si cerchi di tenere a bada affinché non infastidisca troppo i governi "buoni".
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