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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

mercoledì 27 aprile 2011

# Il governo bandieruola

La proverbiale incoerenza di B. si sta pericolosamente insinuando in tutta l'azione di governo. Finchè B. ammette di aver pagato Ruby (60.000 per non prostituirsi, e affinchè si potesse comprare una macchina per la depilazione evidentemente degna della Marvel) smentendo se stesso e mesi di lavoro e dichiarazioni dei suoi avvocati, beh, poco male. Si sputtana da solo e sinceramente non aggiunge nulla più a quello che già sapevamo o immaginavamo. Quando invece l'attitudine a dichiarare, decidere, agire e trattare nella più totale incoerenza si trasferisce all'azione esterna del governo (pazienza per quella interna, siamo vaccinati) allora sono guai. Guai seri. E figuracce, che non faranno altro che portare altri guai.
Per esempio ieri, con il comunicato con cui il governo annunciava un maggior coinvolgimento (leggi: bombardamenti) del nostro paese alle operazioni militari della Nato in Libia, si è conclusa l'incredibile parabola che è andata dal baciamano, al "non voglio disturbare",al "non vogliamo esportare democrazia", al "sì alle basi ma non bombarderemo mai", al "sì, bombardiamo anche noi". Tanto valeva decidersi da subito, non facendosi scippare il ruolo di capofila che per motivi storici, geografici ed economici naturalmente ci competerebbe, il che tra l'altro ci avrebbe fatto fare una figura migliore con tutti gli alleati, oltre che con tutto il popolo libico, famiglia Gheddafi esclusa. Ora che è arrivata la chiamata di Obama al premier, che finora si era tanto prodigato nel non offendere troppo la sensibilità dell'amico Rais, e neanche nel non infastidire l'alleato Bossi che di impegni militari in quei teatri proprio non ne vuole sapere (anche per le ripercussioni sui flussi migratori) saranno sicuramente giorni complicati per il governo: si ricordi che negli ultimi anni vari governi (di centrodestra e centrosinistra) hanno rischiato brutti scivoloni proprio sulla politica estera.
Analogo iter ha seguito la questione degli sbarchi di migranti, accentuati dalla fase transitoria tunisina nonché proprio dalla guerra in Libia: si è passati dagli allarmismi di Maroni che prima tra le nostre mura domestiche prefigurava un apocalisse e poi faceva l'esagerato e la vittima anche in Europa, al riconoscimento da parte del Cav. durante il vertice bilaterale Italia-Francia di ieri dello "sforzo cinque volte superiore" della Francia, e del bisogno di più cooperazione europea per gestire la questione dei flussi migratori dal sud del mondo verso l'Europa. Ieri poi è arrivata anche e soprattutto la richiesta congiunta, e quindi anche da parte del nostro Presidente del consiglio, di una revisione del trattato di Schengen, sostanzialmente giustificando i controlli e i respingimenti effettuati dai francesi alle loro frontiere, contro cui il nostro governo protestava fino a non più tardi di una settimana fà.
Il caso più eclatante tuttavia è quello dell'italianità delle nostre aziende. Dopo aver ridimensionato Alitalia purché non andasse in porto la fusione con Airfrance (che avrà comunque luogo dopo il 2013), il governo ha sparigliato le carte anche in merito alla scalata dei francesi di Lactalis su Parmalat: non più tardi di un mese fa Tremonti annunciava la presentazione di misure anti-opa analoghe a quelle in vigore in Francia; pur di non permettere che Lactalis finisca per detenere il controllo totale di Parmalat il nostro Ministro dell'Economia ha pure pensato di affidare un fondo strategico alla Cassa depositi e prestiti affinchè una cordata italiana faccia un'offerta agli azionisti Parmalat ancora più vantaggiosa di quella lanciata ieri mattina dai francesi. Idea non ancora tramontata in Tremonti, nonostante secondo molti osservatori sia impossibile da realizzare, data la mancanza dell'elemento primario, ovvero una classe dirigente ed imprenditoriale degna di questo nome che abbia mezzi congrui e voglia di investire. Tuttavia, nonostante gli intenti belligeranti anti-gallici di Tremonti, ieri Berlusconi ha ufficialmente dichiarato che il governo non ha nulla in contrario rispetto a questa opa definita amichevole ma che porterebbe comunque al controllo totale di Lactalis sulla multinazionale italiana dell'alimentazione. Sarkozy e Berlusconi si augurano la nascita di un grande gruppo misto italo-francese, ma è un augurio che non ha alcuna influenza sul corso degli eventi. Così facendo il governo ha compiuto (o perlomeno ha mostrato di compiere) un'inversione a u rispetto ai suoi orientamenti precedenti. Con la nefasta conseguenza di apparire come interlocutore sempre meno credibile non solo in merito alla politica estera ma anche rispetto alla politica industriale del nostro paese. Politica industriale evidentemente inesistente.
Solo tenendo bene a mente questa confusione, questa mancanza di visione d'insieme e di lungo periodo, questo modo di procedere a base di improvvisazione e propagandismo, si possono intuire i motivi alla base dell'atmosfera di vera e propria smobilitazione che regna sempre più: i casi Alitalia, Edison, Parmalat ma anche Fiat-Chrysler mostrano che in Italia l'ambiente è sempre meno favorevole alla grande imprenditoria - figuriamoci quanto sia favorevole alla medio-piccola... Checchè se ne dica il nostro paese sta diventando un ambiente sempre meno favorevole all'iniziativa economica privata. Che sberleffo per il governo del più grande imprenditore italiano, amico degli industriali e rappresentante dei dinamici ceti produttivi del nord!
E non può che essere così visto che le note criticità del nostro paese (corruzione dilagante e lentezza della giustizia civile in primis) non paiono essere in procinto di essere affrontate dalla politica, che anzi con la sua instabilità, illegalità e incomprensione delle priorità del paese troppo spesso finisce per essere un ulteriore elemento decisivo nel disincentivare la libera iniziativa ed anche i capitali esteri.
Ma il mix micidiale alla base dell'"ondivaghismo" dell'esecutivo non è fatto solo dell' incapacità manifesta e della volontà di manipolare qualsiasi questione a mero scopo propagandistico-elettorale, ma è frutto anche della malafede e della volontà di proteggere gli interessi personali o comunque particolari che si intrecciano qua e là alle questioni di interesse nazionale. A questo proposito è significativo riportare anche quella che è stata la principale notizia di ieri, che tra le altre cose era anche il 25esimo anniversario dalla catastrofe di Chernobyl: a margine del vertice italo-francese, quasi a voler rassicurare il presidente Sarkozy (uno dei più interessati al rilancio del nucleare nel nostro paese) Berlusconi ha confermato che il nucleare rimane la priorità per l'Italia, ammettendo impunemente che la moratoria decisa dal governo è solo un escamotage per bloccare il referendum con cui gli scemotti italiani, ancora troppo coinvolti emotivamente dopo Fukushima, potrebbero fare danni bloccando lo sviluppo del nucleare per parecchi anni. A parte l'ennesima riprova del fatto che il premier prende continuamente per il culo gli italiani, suoi elettori compresi, di cui dimostra di avere una considerazione prossima allo zero (ovvero pari a quella che ha delle regole della democrazia), queste affermazioni non fanno che confermare che, come già evidenziato dalla sua strategia personale a base di sodalizi con personaggi del calibro di Gheddafi e Putin, il nostro Presidente del consiglio, e con lui il governo, neanche sul tema dell'energia intende perseguire una ben precisa linea che sia frutto di una razionale sintesi delle esigenze della collettività.
Anche se a voler essere obiettivi non si può non constatare come sul piano energetico il governo persegua una sua certa coerenza: nucleare sempre e comunque, e a qualunque costo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.


(Nella foto, risalente al 2009, i due grandi statisti grazie a cui sarà possibile la svolta energetica nel nostro paese)

2 commenti:

  1. Mi sfugge il senso della foto e soprattutto del commento.

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  2. Alessandro ho letto un po' di articoli e ne sono uscito con un'impressione: più che un blog di politica sembra un blog ad personam.
    Mi chiedo cosa scriverai nel dopo-B. Non c'è dubbio che lo farai perché hai una buona penna, mi chiedo solo con cosa sostituirai l'enorme input che ricevi dal premier attuale.

    Se continui così va a finire che lo devi ringraziare ...

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