Queste sono alcune delle immagini (altre sono disponibili a questo link o a questo) che rendono conto di quanto accaduto al Museo Egizio del Cairo: esso, situato proprio in quella Piazza Tahir che è rapidamente assurta a teatro principale della rivolta egiziana, il 28 gennaio scorso è stato saccheggiato da alcuni vandali, e una settantina di reperti sono stati danneggiati - anche se fortunatamente pare potranno tutti essere restaurati. Tra essi spiccano due mummie, la statua di Tutankamon sulla pantera e una splendida riproduzione in legno di una barca della misura di 1,5 metri, uno dei più grandi "modellini" di questo tipo esistenti, proveniente dalla necropoli di Asyut e risalente al 2000 a.C. Per fortuna almeno che i saccheggiatori, probabilmente molto poco preparati, per errore hanno svaligiato il gift shop del museo, portandosi via i gioielli finti, non avendo trovato la sezione con i veri e sfarzosi gioielli dei faraoni. Come se non bastasse poi il 2 febbraio a causa del continuo lancio di molotov tra oppositori e sostenitori di Mubarak nel museo si è sviluppato un incendio che ha coinvolto alcune stanze. Ma il punto è che in questi giorni anche altri importanti siti di interesse storico-culturale sono stati presi di mira da vandali, ladri e sciacalli, per fortuna senza grossi danni o perdite: per esempio nel mirino sono finiti il tempio di Karnak a Luxor, l'antico cimitero di Saqqara, il museo archeologico di Qantara, e la necropoli di Abusir. A volte si è trattato di tentati furti, altre volte di tentati sfregi contro testimonianze del passato che però in questo momento non rappresentano che le principali fonti di ricchezza del paese, per cui compromettendole non si farebbe altro che assestare un ulteriore colpo al potere e al sistema. Ma sono screzi che solitamente si rivelano inutili e solamente molto "costosi" in termini di patrimonio culturale che rischia di andare perso per sempre.
(foto da eloquentpeasant.com)
Zahi Hawass, famoso egittologo nonché neo-ministro delle antichità nel nuovo governo voluto da Mubarak, sul suo sito personale tiene un amaro diario sui pericoli che sta correndo il patrimonio storico-archeologico egiziano: nel deprecare le razzie e gli attacchi a siti e musei, Hawass però sottolinea come i danni, perlomeno sino ad ora, siano molto limitati, soprattutto perché è lo stesso popolo egiziano ad essersi strenuamente adoperato per la difesa del patrimonio della propria storia. Gli stessi cittadini che sono scesi in piazza contro il regime, si sono anche organizzati con ronde o con girotondi e muri umani attorno a musei e siti archeologici per evitare che piccole minoranze di teppisti e delinquenti potessero distruggere ciò che il caso ha voluto risparmiare dall'usura e dall'incessante trascorrere del tempo. Civismo, amor di patria, orgoglio, sensibilità culturale o semplicemente razionalità: chiamatelo come volete, ma questo atteggiamento di molti egiziani verrà senz'altro ricordato come uno degli aspetti più belli - oltreché uno degli esempi più istruttivi per altri popoli - della rivoluzione democratica in atto.
Muro umano attorno al museo egizio a Piazza Tahir (da yfrog)
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