«Monti dell’Ortaccio è uno spazio dell’avvocato Cerroni, il quale ha tutti i diritti di farvi quello che vuole»
Renata Polverini ieri con queste poche parole ha cancellato in un sol colpo la forza di legge di tutti i regolamenti, i piani regolatori, le valutazioni d'impatto ambientale e insomma tutto quel bel fardello di norme e vincoli in materia di opere e costruzioni che la ex sindacalista anche in virtù della funzione che ora ricopre dovrebbe lei stessa per prima ben riconoscere, rivendicare e difendere.
Ciò che, perlomeno a dire della governatrice del Lazio, il signor Cerroni "ha tutto il diritto di fare" non sarebbe che una misera buca lunga e larga qualche centinaio di metri, insieme con lo smembramento di un'intera collina in una vasta area di sua proprietà e confinante con la discarica di Malagrotta, anch'essa di sua proprietà. Appena.
Qui ormai già da alcuni mesi molti romani che vivono nei municipi più vicini (come il XV e il XVI), hanno sentito puzza (di bruciato) e scoperto i grandi lavori di sbancamento in corso, insospettiti dal via vai di camion che in continuazione portano via enormi quantità di terra. L'indignazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste nasce dal sospetto, che anzi è più una certezza, che questi lavori non abbiano mai ricevuto alcuna autorizzazione, come effettivamente risulta a Legambiente. Sembrerebbero quindi lavori illegali che preludono ovviamente all'apertura di una seconda enorme discarica alle porte di Roma, e confinante con quella di Malagrotta - già da sola la più grande d'Europa. Un progetto di cui si è discusso parecchio ma che almeno ufficialmente non è mai stato deciso. Alemanno continua a ribadire che quella zona già ha pagato il suo prezzo e che quindi lui è "categoricamente contrario" alla eventuale apertura della discarica di Monti dell'Ortaccio. Tuttavia Cerroni già da tempo va dicendo che il sito è pronto (vd sotto), e d'altro canto è diventato obiettivamente difficile credere ad Alemanno quando si impunta, promette e fa previsioni ("Presto Roma avrà un Gp", "No al pedaggio sul Gra", "Roma contro i cambiamenti climatici fa sul serio", "Smantelleremo tutti i campi rom abusivi").
La questione dello smaltimento dei rifiuti della capitale è complessa: la discarica di Malagrotta è illegale e già dovrebbe essere chiusa da anni, perchè vìola due direttive europee, oltre che i normali standard sanitari nazionali (l'allarme più recente riguarda le falde acquifere). Per di più, e già da parecchio tempo, i rapporti di forza tra il Campidoglio e il "Re"dell'ottavo colle di Roma Manlio Cerroni sono completamente sbilanciati a favore di quest'ultimo, che di fatto esercita un totale monopolio nella gestione dei rifiuti capitolini, la qual cosa gli garantisce delle rendite di posizione niente male: Cerroni non ha concorrenti, è l'unico interlocutore di comune e Ama; per ogni tonnellata di rifiuti viene pagato un tot dal comune (per esempio nel 2007 72 euro a tonnellata); da quei rifiuti poi, per quanto in minima parte, produce energia, biometano e elettricità, che utilizza o rivende; ora nonostante i pareri contrari delle istituzioni sta allestendo una nuova discarica. Soprattutto sa che le cose difficilmente cambieranno, che ancora non c'è la possibilità economica e la volontà politica di voltare veramente pagina nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio. Attualmente, vista l'esiguità di quanto giace nelle casse della regione e del comune, non è possibile (nè pensabile) implementare ed intensificare le azioni e gli interventi necessari affinché prendano sempre più piede virtuosi comportamenti volti a diminuire, riutilizzare, differenziare e riciclare i rifiuti, così come però è ampiamente prospettato nel piano rifiuti predisposto dalla Regione Lazio e ora all'esame dei tecnici di Bruxelles - nel piano si parla addirittura dell'ipotesi, più che fantascientifica, di passare entro la fine di quest'anno dall'attuale 20% al 60% di quota di raccolta differenziata. Finchè non ci saranno congrue risorse a disposizione è evidente che si preferirà gestire un ciclo di rifiuti che si conclude in discarica, piuttosto che un ciclo più costoso che preveda una capillare raccolta porta a porta, cassonetti diffrerenziati, siti di compostaggio, impianti per il trattamento.
E infatti sono più che altro l'individuazione di siti adatti per nuove discariche e la costruzione di nuovi termovalorizzatori i due capisaldi delle politiche perseguite dalle amministrazioni locali attuali di Roma e della Regione Lazio, allo stesso modo di quelle precedenti (qui sinistra o destra fa molta poca differenza), tra l'altro imbarcandosi in decisioni di volta in volta estremamente impopolari per gli elettori delle aree interessate. Ma tant'é. Sarà per incapacità d'iniziativa o per poco interesse ad intervenire, sarà per gli scarsi o nulli margini di manovra dal punto di vista finanziario o per la dissimulata volontà di favorire chi stocca e chi incenerisce, alla fine le cose proprio non sembrano essere in procinto di cambiare: con la proroga di 3 anni di fatto accordata a Malagrotta, e con Cerroni pronto a mettere tutti davanti al fatto compiuto della discarica di Monti dell'Ortaccio pronta all'operatività, è più che sicuro che le 5000 tonnellate di spazzatura che giornalmente si producono a Roma (Fiumicino, Ciampino e Vaticano compresi) continueranno ad essere in gran parte sepolte a poche centinaia di metri dalla città, in un'area in cui l'ecosistema e la qualità dell'aria e delle acque sono già abbondantemente compromessi. L'opportunità di una tale soluzione andrebbe ben spiegata a chi vive lì. Ma anche a tutti quelli che credono che ancora una volta si sta per scegliere la peggiore delle alternative possibili. Ecco forse perché la Polverini ha risposto così stizzita a chi le chiedeva di interessarsi a ciò che sta accadendo nei terreni di Cerroni. Una sicura grana, una sicura brutta gatta da pelare in un futuro molto prossimo.
Però ieri sera per fortuna è stato lo stesso comune di Roma a smentire la posizione alquanto poco istituzionale - ma molto sibillina - assunta dalla governatrice della Regione Lazio: il Campidoglio, sospinto dalle sempre più forti volci di protesta di cittadini residenti, associazioni ambientaliste e alcuni stessi consiglieri municipali del Pdl, ha finalmente richiesto una verifica sui lavori in corso a Monti dell'Ortaccio.
Si allega al presente post l'eloquente lettera che il 3 gennaio scorso Re Manlio Cerroni ha spedito al sindaco Alemanno in merito ai progetti di discarica di Riano e Monti dell'Ortaccio. Già soltanto dal tono che usa (comprensivo della serafica impunità con cui ammette di aver iniziato i lavori prima che giungessero le autorizzazioni) si può ben comprendere com'è la situazione rifiuti a Roma: chi comanda, chi decide la strada da seguire, verso dove si va, o comunque quanto ci vorrà per arrivare da qualche parte.
(dal sito radicali.it)
Signor Sindaco,
venerdì 31 dicembre, ultimo dell'anno, andando a Malagrotta ho ascoltato il TG Regionale delle 12.00 che parlava in malo modo (non poteva essere diversamente dal TG3) della proroga di Malagrotta e ho dovuto sentire, tra l'altro, dai personaggi intervistati e da Lei, che la soluzione Monti dell'Ortaccio anche se valida non era praticabile perché la proprietà era di Manlio Cerroni, la stessa di Malagrotta.
Sono rimasto di sasso. Mi sarei aspettato, infatti, di ricevere ringraziamenti per aver provveduto per tempo (e questa è la funzione della imprenditoria vera) a trovare una alternativa a Malagrotta, ritenuta valida da tecnici del settore che hanno in privato visitato il sito trovandolo strategico dal punto di vista operativo, ambientale e sanitario per Roma. Ho offerto all'AMA attraverso l'Amministratore Delegato di partecipare all'operazione.
In una nota al Presidente Polverini del 14/12/2010 rappresentavo Monti dell'Ortaccio in questi termini:
"Credo che una proposta, in un sistema di gestione dell'amministrazione pubblica che erige a principio la partecipazione dei privati, debba esser valutata per il suo contenuto e non per chi la presenta; soprattutto quando il contenuto ne rilevi l'obiettiva economicità ed efficienza: infatti, il sito dei Monti dell 'Ortaccio è una cava esaurita di inerti di oltre 30 ettari isolata e protetta da circa 300 ettari di terreno (servita tra l'altro dalla costruenda ferrovia) che necessita comunque di un ripristino ambientale che al termine mettendo a dimora piante autoctone potrà trasformarsi in un bosco e su cui è già stato realizzato un invaso per il deposito del CDR autorizzato nel 2002dalla Gestione Commissariale e che ha comportato un investimento di 7 milioni di Euro ".
Ribadisco. L'ex cava di Monti dell'Ortaccio è circondata e protetta da 300 ettari di terreno agricolo che negli anni passati il Gruppo ha acquisito con ingenti investimenti proprio nella prospettiva che un giorno Malagrotta sarebbe stata chiusa e che una città come Roma, pur dotata di impianti di trattamento (Malagrotta-1, Malagrotta-2, Rocca Cencia, Salario e dei gassificatori per il trattamento del CDR) non può non disporre di una discarica di servizio per la FOS, le scorie vetrificate, i residui di lavorazione, rifiuti stradali e, in caso di emergenza (scioperi, arresto degli impianti), per i rifiuti indifferenziati.
C'è poi un altro aspetto da tener in ogni caso sempre presente: trasferire fuori Roma i rifiuti comporta un aggravio di costi di molti milioni di euro l'anno. Questa programmazione non si inventa dalla sera alla mattina ma richiede tempo e perspicacia ed è anche per questo che da 65 anni mi interesso a vario titolo della monnezza di Roma (e non solo).
Noi abbiamo investito da sempre sull'ambiente, non in terreni edificabili (o divenuti edificabili) come hanno fatto i più.
Ma non basta. In subordine nella nostra sensibilità abbiamo progettato alternativamente discariche e impianti accessori sull'ambiente anche di carattere industriale nelle ex cave di Riano. Dei progetti relativi ai siti di Monti dell'Ortaccio e di Riano sono state avviati e sono in corso da tempo le istruttorie a norma di legge.
Sono fermamente convito che, una volta completato con esito positivo l'iter autorizzativo di detti progetti e completata la realizzazione degli impianti in corso, Roma almeno per un ventennio non sentirà più parlare di emergenza rifiuti.
Distintamente.
Il Presidente
Manlio Cerroni
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