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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

giovedì 7 gennaio 2010

L'ARTICOLO Quando il Tevere era l'anima di Roma



In queste ore della notte tra 6 e 7 gennaio il Tevere in piena, nel tratto che attraversa Roma, arriverà a superare di 11 metri il suo livello abituale: il maltempo di questi giorni ha prodotto un'onda di piena ragguardevole, tuttavia meno intensa e pericolosa di quella del dicembre 2008, quando la piena gonfiò il fiume fino a 13 metri e mezzo oltre lo zero idrometrico del porto di Ripetta. In quell'occasione, di fronte ad un concreto rischio di esondazione del Tevere nel suo tratto urbano, ai romani è parso evidente quanto sia prezioso il ruolo dei bastioni che corrono per più di 8 km separando l'Urbe dal suo fiume: grazie ad essi la Città Eterna si è sicuramente cautelata, e forse per sempre, dal rischio di alluvioni ed inondazioni. Ma per farlo ha dovuto rinunciare definitivamente al suo rapporto privilegiato col Tevere, che dal mito di Romolo e Remo fino agli stornelli dei fiumaroli è sempre stato protagonista della storia e della cultura di Roma. Ne parlo in un articolo scritto un anno fa, e che ricorda Quando il Tevere era l'anima di Roma . (foto da Il Sole 24Ore)

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