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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

martedì 11 gennaio 2011

# Gianni come Silvio, ovvero quando l'oste si disinteressa dell'osteria


(Gianni Alemanno appena eletto sindaco di Roma parla di voltare pagina rispetto al sistema potere creato in 15 anni di centrosinistra: effettivamente in meno di tre anni riuscirà a fare molto peggio)

E' molto significativo che in questi giorni si parli di "emergenza" sia per quel che riguarda il grave stallo che caratterizza oramai da mesi l'operatività del governo Berlusconi (nell'intervista di oggi a Repubblica Fini parla proprio di"un patto per l'emergenza" vista la paralisi dell'esecutivo), sia per quello che sta accadendo al Comune di Roma, dove il sindaco ha azzerato la Giunta a seguito delle note e inquietanti vicende della nuova parentopoli capitolina, che ha visto le varie municipalizzate romane invase da torbe di parenti amici mogli e fidanzate di compagni di partito e/o di esponenti dell'amministrazione Alemanno. La decisione di quest'ultimo di licenziare la squadra che aveva messo su meno di tre anni fa non può essere vista solo come uno scatto d'orgoglio del capo che si è sentito tradito dai suoi collaboratori, ma è evidentemente anche un gesto che sancisce ufficialmente il fallimento di un progetto politico poco genuino e poco disinteressato fin dalla sua nascita.
In effetti per Alemanno il bilancio di quasi tre anni da sindaco di Roma è alquanto scarno: si fa più facilmente l'elenco dei suoi numerosi e pomposi annunci di opere impossibili, che dei concreti risultati portati a casa. Anzi dal punto di vista dei risultati non si sa bene cosa rimane al di là dello smantellamento di qualche campo rom sbandierato come soluzione del problema sicurezza, dell'aumento delle tariffe dei taxi (che chiaramente è un buon risultato solo per la categoria interessata, non certo per i romani), e dello sfondamento del tetto di tre miliardi di euro di obbligazioni emessi dal comune per dare ossigeno a un bilancio comunale in rosso per colpa sì delle amministrazioni precedenti ma non certo ripianato da quest'ultima, che anzi appunto si è dimostrata prodiga di attenzioni verso la propria base elettorale, devastando le casse di Atac, Ama e Acea per ripagarsi a suon di assunzioni la vittoria elettorale.
Dal punto di vista dei proclami il bilancio alemanniano è molto più ricco: si va dal secondo raccordo anulare (intanto di sicuro tra pochi mesi cominceremo a pagare il pedaggio sul primo), alla demolizione e ricostruzione di Tor Bella Monaca e del Corviale, da Roma capitale verde d'Europa grazie all'implementazione del piano Rifkin, di cui però dopo la presentazione alla stampa si sono perse le tracce (e la cui sola lettura per la verità già suscitava qualche perplessità: per esempio perché nelle centinaia di pagine del masterplan dell'economista statunitense non si parla mai di geotermia, dato che Roma è ricca di serbatoi di calore sotterraneo?), alla candidatura dell'Urbe a ospitare le Olimpiadi del 2020, fino al discusso Gran Premio di Formula Uno di Roma, un modo semplice e sicuro per fare cassa e cementificare un po'. Ma intanto, tra un annuncio e una promessa, nonostante l'impegno primo che Alemanno assunse appena eletto (voltare pagina e chiudere con il vigente sistema di potere, palese allusione al clientelismo creatosi per la lunga amministrazione del centrosinistra - vedasi il video qui sopra) a Roma i problemi paiono aumentati anziché diminuiti: il traffico e l'inefficienza del trasporto pubblico locale sembrano peggiorati, così come il degrado e l'insicurezza paiono gli stessi di prima, i conti si sono ulteriormente deteriorati (complice anche la situazione politica nazionale, con Tremonti e la Lega a chiudere i cordoni della borsa per Roma Capitale), mentre non è stato fatto alcun passo avanti nella delicata questione dei rifiuti, con Malagrotta che continua ad accogliere 4500 tonnellate al giorno di spazzatura indifferenziata, senza che si veda all'orizzonte qualche parvenza di soluzione alternativa, come un serio impegno nella raccolta differenziata o comunque una più accorta gestione del ciclo dei rifiuti.
E così Alemanno oggi deve fare i conti "all'esterno" con un consenso ai minimi (nella recente classifica dei sindaci più amati è sceso al 73esimo posto su 108), e "all'interno" con una Giunta azzerata, che, vista la non idilliaca situazione attuale del centrodestra a livello nazionale, lo costringerà nei prossimi giorni ad una difficile opera di tessitura e composizione delle diverse correnti interne alla sua coalizione, così che anche la nuova Giunta nascerà sotto i peggiori auspici della spartizione dei posti di potere, piuttosto che sulla base delle necessità e delle priorità della città.
Insomma una situazione per tutto simile a quella in cui si è andato a ficcare Silvio Berlusconi, che in meno di tre anni ha visto la sua coalizione perdere i pezzi, il consenso deteriorarsi, l'azione di governo impantanarsi, se mai era decollata, nonostante la netta vittoria di tre anni fa e la netta maggioranza su cui poteva contare in Parlamento, facendo dell'agenda di governo una mera sequela di annunci di grandiosi quanto improbabili iniziative (dal rilancio del nucleare, al ponte sullo Stretto, dalle "riforme" alle bugie su L'Aquila e Napoli).
Gianni, come Silvio - e con la stessa tempistica: poco più di metà mandato ed è già ora di ripartire da zero, e non per colpa di eventi o agenti esterni - , paga ora il conto per l'errato approccio al ruolo che era stato chiamato a ricoprire. Così come il Cavaliere pare fare il Presidente del Consiglio per interessi personali, così pare che Gianni Alemanno faccia il sindaco di Roma più che per rilanciare la capitale o perlomeno il centrodestra romano, per fare curriculum in attesa di tornare alla politica nazionale, magari con la prospettiva di essere uno dei papabili successori di Silvio, per seguire il quale ha anche abbandonato il suo storico leader Gianfranco Fini.
In quest'ottica, in questi casi, sia per consolidare la propria schiera di fedelissimi, sia per scarso interesse reale per la carica che si ricopre, si finisce poi per creare giunte o esecutivi poco capaci di perseguire il bene comune ma molto interessati ai fatti propri.
E' un po' come quando si apre un esercizio pubblico, un bar, un ristorante o un albergo. Se il padrone, il proprietario, il gestore, per un motivo o per un altro è il primo a non essere interessato al buon funzionamento dell'esercizio, e anzi non è presente e lascia le chiavi dell'azienda al personale, è chiaro che poi i dipendenti penseranno ben poco al buon funzionamento di tutta la macchina, e molto di più al loro tornaconto personale. Fino al punto di non ritorno di un ignobile fallimento.

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