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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

mercoledì 24 marzo 2010

# Concorsi in auto-finanziamento?

Oggi è l'ultimo giorno utile per iscriversi al concorso pubblico indetto dal Comune di Roma e finalizzato a 1995 assunzioni, attraverso 22 diversi bandi rivolti alle più disparate figure professionali (architetti, dietisti, vigili, funzionari, tecnici informatici etc..). Il sito del Comune oggi lo ricorda , sottolineando anche che questa tornata concorsuale è la più importante da diversi anni a questa parte.
Ed effettivamente su internet c'è chi ha fatto due conti , non soffermandosi solo ai posti in palio ma anche ai possibili aspiranti: facendo le proporzioni con simili concorsi indetti di recente, si è stimato che potrebbero partecipare alle preselezioni dei 22 concorsi circa 200.000 persone.
Fosse veramente così sarebbero davvero tanti.
Tutti quelli che si sono iscritti al concorso hanno dovuto versare una "tassa concorso" di 10,33 euro alla Tesoreria del Comune di Roma, pena l'esclusione.
Chi ha fatto qualche concorso pubblico si sarà già trovato a pagare dazi simili nel caso di bandi emessi da fondazioni o piccoli enti, ma difficilmente nel caso di selezioni effettuate da grandi amministrazioni centrali o locali.

Il riferimento legislativo più recente in materia di tasse sui concorsi può essere considerato l'art. 23 della legge 340/200 che corregge le precedenti, fissando il limite massimo di questa tassa sull'iscrizione ai concorsi pubblici a 20.000 lire.
20.000 lire che sono proprio 10,33 euro.
Il massimo che si poteva chiedere. Non una gran figura per il Comune: organizzare un concorso pubblico di tali dimensioni costa, ma così costa anche per gli altri enti pubblici, senza contare che i cittadini le tasse le pagano già. Non una gran figura anche perché in casi del genere è facile parlare di violazione dell'art. 53 della Costituzione (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva). E volendo fare i pignoli pure perché a far testo dovrebbe essere il decreto legislativo 165/2001 emanato in forza della delega contenuta nell'art.1 della stessa 340/200 e in cui il decreto viene definito "Testo unico" per il riordino delle norme che regolano i rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici. Ebbene in questo "Testo unico" non è stata trasfusa alcuna norma riguardo al versamento di tasse d'iscrizione; se questo è il testo di riferimento, non c'è legge che preveda quest'obolo. Si potrebbe parlare più onestamente di autofinanziamento dei concorsi...a pensar bene (...ovvero senza far troppi conti...).

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