Ieri 16 novembre, come proclamato con enfasi da molti giornali, Roma è diventata la prima grande capitale europea a passare completamente al digitale terrestre. Meno male, era tanto che non ci si vedeva primeggiare in qualcosa in Europa. Ma d'altronde sulla tv non ci batte nessuno. Peccato solo che siamo stati addirittura troppo veloci, e stiamo switchando al digitale prima ancora che siano completate le infrastrutture necessarie a garantire una buona copertura del segnale su tutto il territorio nazionale, che per via delle sue caratteristiche morfologiche e orografiche era forse più adatto ad ospitare un altro tipo di tv digitale, tra quelle che si potevano adottare in base alle direttive europee. Per esempio la tv digitale satellitare....ma tant'è, le infrastrutture per il terrestre sono già in mano a Raisat (la piattaforma rai-mediaset-La7) e quindi perché mai avventurarsi coi satelliti??
Fatto sta che nei mesi scorsi in Sardegna, per via dei grossi problemi di ricezione legati al passaggio al digitale terrestre, c'è stato un vero e proprio boom di abbonamenti a Sky, e a Torino e in tutto il Piemonte analoghi problemi stanno facendo passare giorni di passione ai fedeli telespettatori. Ora tocca a Roma e al Lazio, e a dicembre alla Campania, chissà se vi saranno altri problemi. Io dico di sì. Ma ce la faremo, sulla tv non c'è dubbio che ce la faremo, non ci batte nessuno.
Peccato intanto che recenti studi come il Rapporto Italia Digitale 2009 di Confindustria servizi innovativi e tecnologici o il Global Broadband Quality Study delle Università di Oxford e Oviedo sottolineino abbastanza brutalmente quanto l'Italia sia indietro nel superamento del digital divide, ovvero nella diffusione della banda larga, fondamentale per portare una connessione internet sufficientemente veloce e al passo coi tempi a tutta la popolazione. Secondo questi dati, quanto a effettiva diffusione e qualità dei servizi di banda larga offerti, siamo trentottesimi nel mondo e ventitreesimi nell'Ue, davanti solo a Grecia, Ungheria, Slovacchia e Polonia. Solo il 47% degli italiani è online, e un terzo delle imprese non lo è. Ed è opinione diffusa che internet veloce sia un vero e proprio volano di sviluppo, in grado di creare Pil e posti di lavoro; difatti gli altri paesi ci investono molto. Noi al momento no.
Vedremo come finirà la storia degli 800 milioni congelati dal governo e che sarebbero dovuti servire a lanciare il Piano Romani, annunciato con orgoglio dall'esecutivo qualche mese fa e finalizzato a portare la banda larga al 96% della popolazione italiana entro il 2012. Con tutte le reazioni che ci sono state è probabile che il governo farà un passo indietro, e forse qualche centinaio di milioni verrà presto sbloccato. Impossibile pensare altrimenti. Ma rimane netto il confronto tra l'impegno (legislativo ed economico) profuso per garantirci al più presto il massimo della tecnologia per poter usufruire al meglio(?) dell'offerta televisiva, e la sufficienza con cui al di là degli annunci e dei proclami si intende affrontare la questione del digital divide. Questione di priorità. Chissà perché.
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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)
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