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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

lunedì 6 giugno 2011

VIDEOSTORIE Libro Quorum

Scorrendo l'elenco delle consultazioni referendarie svoltesi in Italia, e limitandosi ai referendum abrogativi (escludendo quindi il referendum del 1946 sulla scelta tra Repubblica o Monarchia, quello consultivo del 1989 sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo e i due referendum costituzionali del 2001 e del 2006 per cui non era necessario il quorum) si possono trarre un paio di considerazioni incontrovertibili.

Primo. Nel nostro paese l'istituto referendario - l'unica possibilità prevista dalla Costituzione (art.75) per l'esercizio della democrazia diretta - è stato sempre pesantemente ostacolato dal potere politico (ma ci fu un importante eccezione, quella del referendum sul divorzio del 1974, che fu voluto dalla Dc e dalle gerarchie ecclesiastiche). Ed è così anzitutto per definizione: se i cittadini si devono mobilitare per una modifica legislativa è perché il Governo e/o il Parlamento quella modifica proprio non la vogliono.
In sostanza alla già complessa legislazione che regolamenta i referendum abrogativi e che prevede la raccolta di 500 mila firme, il successivo vaglio formale della Corte di Cassazione, l'ammissibilità della Corte Costituzionale e poi la necessità di superare il quorum, sistematicamente si aggiunge poi il percorso ad ostacoli organizzato dalle stanze del potere: si va dalla fissazione della data in cui si svolgerà la consultazione, che per consuetudine ieri e per legge oggi coincide quasi sempre con i soleggiati weekend di fine primavera, al boicottaggio delle campagne elettorali, attraverso gli inviti rivolti ai cittadini a non esercitare un diritto-dovere e attraverso l'occultamento delle tematiche referendarie nelle reti radiotelevisive del servizio pubblico, che evidentemente tale non è.
In alcuni casi poi (clamorosi quelli del 1978 e di quest'anno) i governi si sono adoperati per modificare in corsa le legislazioni su cui vertevano i quesiti referendari, in modo da inficiarne la validità e rendere inutili o impossibili le relative votazioni.

Secondo. Dopo circa un ventennio di straordinari successi referendari cominciati col divorzio nel 1974 e proseguiti con la successiva lunga stagione dei referendum proposti dai radicali di volta in volta insieme ad altre formazioni politiche - una stagione che fu di grande impatto e che velocizzò diversi processi storici- il referendum ha poi rapidamente perso appeal presso gli italiani, tanto che dal 1995 nessun referendum abrogativo ha più raggiunto il quorum, nonostante i numerosi e continui richiami alle urne per esprimere i nostri si e i nostri no su questioni molto sentite e relative al welfare, alla giustizia, al mondo delle professioni, alle modifiche della legge elettorale, ai rimborsi elettorali, alla ricerca e alla bioetica.
Sarà stato per disaffezione a causa dell'inflazione di referendum o per il semplice distacco dalla politica, sta di fatto che se il referendum sul divorzio portò alle urne l'87,7% degli italiani, (e addirittura quello consultivo dell'89 sul Parlamento europeo l'80,7%), tutti i referendum svoltisi nel nuovo millennio non hanno mai raggiunto l'affluenza di nemmeno un terzo dell'elettorato, e negli ultimi anni nemmeno un quarto (meno del 25% degli aventi diritto!!). L'unica significativa e sfortunata eccezione fu quella del 1999, quando il quorum fu mancato per un soffio (49,6%): si votava per il referendum che chiedeva l'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni legislative. Lo stesso quesito poi fu riproposto l'anno successivo, ma nell'ambito di un'infornata di 7 quesiti che, come era accaduto con gli altrettanti 7 quesiti del 1997, probabilmente spaventarono e confusero l'elettorato, che non rispose adeguatamente.
C'è un altro elemento che va tenuto presente se si vogliono comprendere i motivi alla base del costante mancato raggiungimento del quorum negli ultimi 16 anni, un elemento che è bene specificare come sia appannaggio esclusivo della seconda repubblica, e del berlusconismo in particolare: ovvero la deprecabile abitudine di stampo partitocratico a considerare inutili e dannosi i referendum, per cui si invitano i cittadini a non scomodarsi e a non esercitare il diritto-dovere attribuitogli loro dalla Costituzione, "tanto poi ci pensiamo noi a modificare la legislazione come meglio crediamo, che poi è anche come meglio credete voi, tranquilli...".

Il risultato di tutto ciò è che con il crollo dell'affluenza ai referendum, frutto di scelte di voto consapevoli o più verosimilmente di scollamento dalla politica, è crollato quel mito del referendum che fu protagonista (e con lui tutto il popolo italiano) di una fondamentale parte della nostra storia repubblicana, quella che poi culminò col passaggio (più formale che sostanziale) dalla prima alla seconda Repubblica. Tempi di una politica partecipata e sentita - in senso positivo - di cui soltanto in queste settimane, dopo molto tempo, si ricomincia vagamente a riassaporare il gusto.


Ecco qualche frames di quelle ormai ingiallite pagine di storia, cui speriamo di aggiungerne una nuova entro pochi giorni.


La legge che istituì il referendum fu approvata dal parlamento italiano nel 1970, ovvero con più di vent'anni di ritardo dall'approvazione della Costituzione. Il referendum così venne chiamato in causa per la prima volta nel 1974, dalla Dc e dal mondo cattolico, al fine di abrogare la laica legge Fortuna-Baslini con cui da poco il divorzio era stato istituito in Italia. Seppur lanciato dagli anti-divorzisti, il referendum fu poi sostenuto anche dai socialisti e dai radicali, ovvero da una parte di quelle stesse forze laiche che in parlamento avevano votato la legge sul divorzio. Ma questo è proprio il vero senso del referendum: l'obiettivo non dev'essere il prevalere del proprio credo con qualsiasi mezzo, ma che quanti più italiani possibile esprimano il proprio orientamento. Solo così vince la democrazia e la partecipazione, e con esse il bene del paese. La battaglia mediatica fu furibonda, col risultato che l'affluenza fu altissima (l'87,7%); vinsero i "NO" con quasi il 60% dei voti, e così la legge sul divorzio rimase invariata.
Tra le varie testimonianze video di quella battaglia, oltre allo spot che spiega in maniera elementare il funzionamento del referendum abrogativo (d'altronde era la prima volta!), oltre al filmato con cui Morandi si schierò apertamente a favore del "no", e oltre a queste interviste ad un giovane Fabrizio Del Noce anti-divorzista e ad uno spassoso passante, sono da segnalare questo spezzone che testimonia l'agguerrita propaganda cattolica dell'epoca:



...e questo filmato tratto da un comizio dell'allora segretario della Dc Amintore Fanfani, principale promotore del referendum, e quindi poi principale sconfitto, non tanto in qualità di leader politico quanto in qualità di rappresentante del fronte di resistenza contro l'inevitabile secolarizzazione della società italiana



Nel 1978 ci fu invece la clamorosa protesta di Marco Pannella ed Emma Bonino che si presentarono imbavagliati - e così rimasero per una ventina di minuti - di fronte alle telecamere della tribuna elettorale: i due leader radicali ce l'avevano con la recente approvazione di alcune leggi (la 180 sulla chiusura dei manicomi, la 194 che depenalizzava solo parzialmente l' aborto e la 170 che aboliva l'immunità per i ministri) con cui si riuscì ad evitare altrettanti referendum su cui i radicali avevano raccolto le firme. Visto che la Corte Costituzionale ne aveva invalidati altri, tra cui quello per l'abrogazione del Concordato tra lo Stato e il Vaticano, si votò solo su due quesiti "superstiti", quello per l'abrogazione della Legge Reale e quello per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Entrambi ebbero esito negativo: il quorum venne abbondantemente raggiunto e superato, ma i "NO" risultarono schiaccianti.
Qui di seguito una sintesi della protesta televisiva dei radicali. In chiusura le parole di Emma Bonino, che sembrano decisamente di attualità, nonostante vennero pronunciate 33 anni fa.



Nel 1981 arrivò la vittoria del doppio no a difesa della legge 194 sull'aborto, a fronte delle proposte di modifiche di segno opposto presentate dal Partito Radicale e dal Movimento per la vita; furono respinti anche tutti gli altri quesiti referendari, tra cui l'abrogazione dell'ergastolo e l'abolizione della Legge Cossiga d'emergenza contro il terrorismo degli anni di piombo. Tuttavia anche in questa occasione i referendum furono bocciati con i "NO" piuttosto che col non-raggiungimento del quorum (l'affluenza raggiunse il 79,4%).
Enrico Berlinguer salutò con soddisfazione l'esito dei due referendum sull'aborto:



Dopo il fallimento nel 1985 del referendum proposto dal Pci e da altri partiti di sinistra per abrogare la norma che tagliava di alcuni punti la scala mobile (ovvero quel meccanismo perverso che adeguava i salari all'inflazione ingenerando nuova inflazione), la successiva consultazione referendaria fu quella fatidica del 1987, in cui oltre all'abrogazione delle tre norme che consentivano il nucleare italiano, si chiedeva l'abrogazione delle norme limitative della responsabilità civile per i giudici e l'abolizione della commissione inquirente e del trattamento dei reati ministeriali.
In questo video il riassunto, se ce ne fosse bisogno, di come andarono i referendum sul nucleare:



I tre referendum ecologisti del 1990 (due sulla caccia e uno sull'abolizione dei pesticidi in agricoltura) fallirono, nonostante una battagliera campagna elettorale il cui apice fu il celebre e controverso monologo televisivo in cui Adriano Celentano, definendosi "figlio della foca" invitò gli italiani a scrivere sulle schede "La caccia è contro l'amor", senza considerare che così facendo le schede sarebbero state annullate finendo per fare il gioco dei sostenitori delle attività venatorie; peraltro Celentano scrisse quella frase senza accentare la "è".



Gli 8 referendum del 1993 richiamarono alle urne molti elettori: l'affluenza si attestò al 77% circa, e i risultati videro il trionfo dei "SI"con percentuali schiaccianti per tutti i quesiti tranne che per quello sulle droghe leggere, dove la vittoria fu più di misura. A catalizzare l'attenzione e l'interesse dei cittadini furono soprattutto due quesiti: quello sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e quello che introduceva il sistema maggioritario uninominale per l'elezione del Senato. La loro approvazione, peraltro con percentuali bulgare, rappresentò l'ulteriore e forse definitiva spallata ad un sistema politico già in ginocchio per le conseguenze di Tangentopoli. Tuttavia in seguito, con la legge elettorale c.d. "mattarellum" che manteneva una quota proporzionale e con l'introduzione dei rimborsi elettorali, fu vanificata quella svolta verso una "vera" seconda Repubblica, bipolare e libera dal giogo dei partiti, che all'epoca si pensò di aver compiuto. In sostanza si può affermare che la malapolitica di oggi è figlia anche di quella rivoluzione incompiuta e rimasta a metà.
Tuttavia in quel momento il risultato fu storico, ed il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro non mancò di sottolinearlo:




Poi, dopo la vittoria dei "SI" in cinque dei ben dodici referendum del 1995 (ebbero buon esito quelli sulle rappresentanze sindacali, sulla contrattazione collettiva nel pubblico impiego, sul soggiorno cautelare per gli imputati di mafia, sulla privatizzazione della Rai, e sulle trattenute dei contributi sindacali) il referendum ha smesso di funzionare e di modificare il corso della politica secondo il volere ed il sentire dei cittadini.
Perlomeno fino ad oggi.

Questo post verrà aggiornato la prossima settimana....

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