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[...]Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è la saggezza, perciò questa è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, né vita saggia, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili[...] (Epicuro, Lettera a Meneceo)

giovedì 9 giugno 2011

# La mia complessa opinione in 21 punti sui referendum sull'acqua pubblica


1)L'acqua è un bene comune, ed è una risorsa preziosa che in Italia abbiamo in quantità ma che non per questo possiamo permetterci di sprecare. Anzi, una vera sensibilità ecologista e un sano senso civico e di responsabilità imporrebbero scelte orientate verso i comportamenti più virtuosi e volti al minor spreco possibile dell'oro blu.

2)Ieri a Roma presso Piazza del popolo studenti universitari hanno organizzato, a sostegno della campagna per votare Si ai due referendum sull'acqua, un flashmob a base di gavettoni, secchiate e pistole ad acqua. Evidentemente non c'era modo più facile per ostentare i loro nobili orientamenti.

3) Non più tardi di un mese fa nel rapporto economico OCSE 2011 tra le altre cose si raccomandava all'Italia di proseguire sulla strada delle riforme strutturali; nello specifico si sottolineava che la liberalizzazione che è iniziata nel settore dei servizi dovrebbe essere completata ed estesa a altri settori, ad esempio ai trasporti e i servizi locali.

4) E' pacificamente accettato e riconosciuto da tutti che in Italia la gestione pubblica (ma anche quella privata e figuriamoci quella mista) dei servizi pubblici degli enti locali di vario tipo troppo spesso porta a gravi inefficienze e dispersione di risorse, a causa soprattutto della scarsa trasparenza di amministrazioni politicizzate ed economicamente irresponsabili, col risultato che le aziende di servizi pubblici fungono da posti di parcheggio della casta, o da luoghi dove si perpetua il clientelismo e si rafforza la collusione tra politica e affari.

5)Le tariffe, in conseguenza di questa manipolazione delle società pubbliche a fini politici e clientelari, sono legate a parametri più politici che economici, e quindi magari possono anche essere basse (e lo sono! vedi punto 13 ). Tuttavia come cittadini i servizi-disservizi li finiamo per pagare due volte: con le tariffe, e con le tasse. Difatti ogni anno una parte del gettito è necessaria per andare a ripianare i bilanci in perdita dei comuni che hanno sprecato ingenti fondi affidando la gestione dei vari servizi ai soggetti non certo più virtuosi.

6) Relativamente all'acqua, il dato più esemplificativo di queste inefficienze, date anche da una rete idrica ormai obsoleta, è spiegato con chiarezza da Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni: per erogare ai cittadini 100 litri di acqua, dobbiamo prelevarne alle fonti 165 litri, con uno spreco del 39%. Un'enormità intollerabile. Per ovviarvi, ovvero per riammodernare la rete idrica, occorrono circa 64 miliardi di euro in vent'anni. Che lo Stato non ha, e non avrà, a meno che non si decidesse di far la guerra alla corruzione, o di abolire le province, o ancora di recuperare risorse dall'evasione fiscale e dall'emersione del sommerso. Ma al momento non paiono esserci le condizioni per poter realisticamente sperare in qualcosa del genere.

7)Il primo quesito referendario propone l'abrogazione del cosiddetto decreto Ronchi (articolo 23-bis della legge 133/2008). Il decreto, ribadendo che l'acqua rimane un bene pubblico, stabilisce la privatizzazione della gestione della rete idrica, ovvero la privatizzazione dei servizi di captazione, depurazione e distribuzione delle acque. Per privatizzazione si intende l'affidamento della gestione dei servizi a imprenditori e società privati o a società miste pubblico/private, attraverso regolari bandi di gara aperti ad aziende sia pubbliche che private, oppure, come prevede il decreto Ronchi, imponendo alle società pubbliche di costituire dei partenariati pubblico-privato nei quali i privati dovranno detenere almeno il 40% del capitale. Il tutto entro il 31 dicembre 2011.

8)Un aspetto molto interessante ma poco dibattuto e divulgato nel corso della breve e caotica e politicizzata e disinformata campagna referendaria è che il Decreto Ronchi riguarda in generale la liberalizzazione di tutti i servizi pubblici a rilevanza economica. Quindi non riguarda affatto solo la gestione dei servizi idrici, ma per esempio anche il trasporto locale ed il ciclo dei rifiuti.

9)Chi vota No a questo referendum quindi dovrebbe sapere che se il decreto Ronchi non verrà abrogato si procederà alla privatizzazione più o meno forzata ed in tempi brevi di tutte le società che gestiscono servizi pubblici locali tra i più essenziali.

10) D'altro canto chi vota Sì dovrebbe essere cosciente che il ritorno di massa delle municipalizzate non potrebbe comunque avere luogo, siamo nell'Unione europea e la normativa comunitaria in materia oltre che essere prevalente sulla legislazione nazionale è anche molto chiara e impone un certo grado di apertura verso il mercato e la concorrenza.

11) Affinché aziende private siano interessate a partecipare alle gare per la concessione della gestione dei servizi idrici, è necessario che esse siano stimolate dalla possibilità di ottenere un profitto; almeno così pare che funzioni nel mondo reale. Tuttavia chi sostiene il Si ad entrambi i referendum sull'acqua da una parte argomenta che anche senza il decreto Ronchi i privati, proprio in virtù delle norme europee, potrebbero comunque partecipare alle gare per l'affidamento della gestione dei servizi; dall'altra pretendono che ciò avvenga senza che per gli imprenditori ci sia lo stimolo fondamentale a qualsiasi iniziativa economica privata, ovvero proprio il profitto.

12) Il secondo referendum difatti propone l'abrogazione dell'art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell'Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell' "adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Al momento la norma prevede la possibilità di aumentare le tariffe caricando sulla bolletta fino al 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a un miglioramento qualitativo del servizio.

13)"Mediamente il servizio idrico costa in Italia 1,3 Euro a metro cubo. Poiché un metro cubo corrisponde a mille litri , il costo al litro del servizio idrico è pari a 0,0013 Euro. Una bottiglia di acqua minerale di un litro costa circa mille volte tanto. La tariffa idrica italiana è la più bassa in Europa. In Francia, Germania e Regno unito la tariffa oscilla fra i 3 e il 6 Euro a metro cubo, 2/3 volte più cara che in Italia".(Da CISPEL - Confservizi Toscana).

14) Quindi, ammettiamolo, un aumento contenuto e regolamentato delle tariffe non sarebbe una tragedia, qualora volesse dire anche che ci sono investimenti privati per riammodernare la rete idrica, il ché ci darebbe maggiori garanzie sul fatto che un domani l'acqua continuerà a scorrere dai rubinetti anche per i nostri figli, e ci darebbe anche più grande speranza che si riduca sensibilmente la quota di acqua che va sprecata nel tragitto verso le nostre case.

15) Certo però tutte queste garanzie non so quanto potrebbero assicurarcele società miste divenute tali in pochi mesi con l'ingresso di privati al solo fine di ottemperare ad obblighi di legge, così come previsto dal decreto Ronchi con la scadenza al 31 dicembre 2011. Con tempi così brevi l'apertura al mercato viene quasi sicuramente vanificata e difficilmente si potrebbe giovare di condizioni di concorrenza effettiva, ovvero giovarsi della presenza (e della possibilità di competere ad armi pari) di svariati privati che partecipino ad armi pari ai capitolati di gara per l'aggiudicazione della gestione dei servizi.

16) Più in generale, anche senza la scadenza del 2011, la stessa obbligatorietà per le aziende pubbliche di essere almeno parzialmente privatizzate porterebbe non sempre ad un miglioramento delle condizioni in cui il servizio viene erogato. Come a dire: non si lascia il certo per l'incerto, almeno quando il certo funziona già bene. E' ciò che per esempio potrebbe accadere nel capoluogo lombardo, dove attualmente la società pubblica Metropolitana Milanese che gestisce i servizi idrici lo fa già efficientemente e con basse tariffe. Il percorso verso liberalizzazioni e concorrenza dovrebbe essere stimolato e non imposto: il mercato va attratto, non simulato.

17) Ed è vero anche che in 17 anni di privatizzazioni ci sono state parecchie esperienze poco positive: esempi di cui si dibatte in questi giorni sono il caso limite di Acqualatina, la società privata che distribuisce l'acqua ad Aprilia (Lt) e dintorni, o le inefficienti e costose performances della società pubblico-privata Acea , che ormai ha il controllo della rete idrica a Roma e in altre 11 aree del paese per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di utenti. Tutto ciò però non può significare che quella delle liberalizzazioni dei servizi sia una strada sbagliata e da abbandonare. Tutt'altro. Gli esempi negativi ci ricordano che purtroppo nel nostro paese alla diffidenza verso la classe politica dev'essere affiancata anche una misurata diffidenza verso ampi settori della grande imprenditoria nazionale, troppo spesso cresciuta all'ombra della politica, cui rimane indissolubilmente legata.

18)Tutta la questione inerente ai primi due quesiti referendari su cui saremo chiamati alle urne domenica 12 e lunedì 13 giugno è quindi molto ampia e complessa, e ben diversa da un riduttivo e inesistente confronto tra due filosofie (acqua pubblica vs acqua privatizzata) che la campagna per il Sì ha fatto passare. Certo, ognuno ha la sua preferenza: c'è chi si sente più al sicuro se l'acqua ai rubinetti di casa gliela porta il comune, anche al costo di fare la fortuna della casta, e chi invece si sente meglio al pensiero che la distribuzione dell'acqua sia compito di un'impresa privata o pubblico-privata che magari nei limiti stabiliti dalla legge ci lucrerà sopra, ma che al contempo dovrebbe mettere al nostro servizio competenze tecniche, esperienza, e la stessa logica del profitto, per cui sprechi ed inefficienze non possono essere contemplati.

19) Da liberista, da anti-statalista, da ambientalista e da progressista dovrei votare No ai due referendum sull'acqua (scontati i "Si" agli altri due quesiti); in realtà il decreto Ronchi per le forzature testè evidenziate non mi convince affatto. Ma non mi convince neanche la sua abrogazione, che tanto sarebbe gradita alla casta. La legislazione vigente ha dei limiti; quella che ci potremmo ritrovare sarebbe ancora peggiore. E quindi?
E quindi ci vorrebbe che, al di fuori della logica del referendum abrogativo, il parlamento (non il governo) riprendesse in mano la questione e legiferasse come si deve, dando ai privati la possibilità di entrare nella gestione dei servizi pubblici locali, ma non per questo abolendo il pubblico laddove funzioni.

20) Ma come fare a stimolare il parlamento e la politica a riprendere con serietà e convinzione il dibattito sulle liberalizzazioni? Un'alta affluenza ai due referendum sull'acqua, un voto massiccio, ed anche spaccato, potrebbe essere un segnale alla politica, una richiesta di impegno in merito ad una questione delicata e vitale, che divide ed appassiona, perché da essa dipende la più o meno efficiente erogazione di servizi che in definitiva condizionano la nostra vita di tutti i giorni.

21) Ergo ecco un altro buon motivo per andare a votare domenica e lunedì. Anche perché se sul nucleare e sul legittimo impedimento è molto più facile che ogni italiano abbia una sua precisa idea in merito, sulla questione della liberalizzazione della gestione dei servizi pubblici locali le posizioni possono essere più sfumate ed anche più difficili da prendere. E a me scoccerebbe parecchio non metterci bocca. Non so a voi..


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